INTASATE LE ARCATE DEL PONTE PER SPINETTA MENTRE SI TENTA LA COSTRUZIONE DI UNA CENTRALINA
Confessiamo di avere seguito con allegra curiosità i bizzarri e ipercostosi lavori della costruenda centralina idroelettrica sul Bormida. Prima si sono fatti portare via il cantiere dalla piena, poi hanno scavato un’enorme voragine profonda 7 metri in un terreno di sabbia e ghiaia. Per non farsi seppellire dalla frana hanno dovuto contenere le pareti con palancole, ma scavando a tale profondità sono finiti, come era prevedibile, nelle acque di subalveo del Bormida e lo scavo è divenuto un lago. Non si sono persi d’animo e per svuotarlo hanno messo in funzione un’idrovora. E avanti così senza badare a spese. Mentre ci stavamo chiedendo chi mai potesse essersi dedicato, con tanta spensieratezza a siffatta avventura ,alzando gli occhi dal cantiere ci siamo accorti di un fatto, questa volta non ameno, ma gravissimo, su cui non c’era proprio niente da ridere. Il confinante ponte sul Bormida presentava ben 3 arcate chiuse da sedimenti per incosciente mancanza di manutenzione. Una cosa del genere in un fiume con un andamento torrentizio come il Bormida, periodicamente soggetto a grandi piene che arrivano a superare la portata di 3 000 metricubi al secondo, è semplicemente un programmato suicidio. Tanto per dare un’idea, l’alluvione del Tanaro ad Alessandria del 1994 fu causata da una portata di 3600/3700 metricubi. Disattendere ad interventi così indispensabili come la manutenzione dei ponti vuol solo dire andare a cercarsi le disgrazie e non possedere i più elementari concetti su come si amministra un territorio. Non possiamo credete che istituti come l’AIPO, creati apposta per gestire le nostre acque di superficie, ignorino queste cose. Ma cosa si spera di fare evitando le manutenzioni? Di ripetere in modo impunito la stessa esperienza dell’alluvione del 94 avvenuta solo ed unicamente perchè il ponte del Sanatorio, che fece da diga, aveva ben 6 arcate chiuse su 9. Come del resto rilevato dall’ottima relazione del comandante dei Vigili del fuoco, ing. Riccobono. Certo che con l’alluvione di Alessandria qualcuno ben noto si è arricchito a dismisura, ma il prezzo pagato di 16 morti e di oltre mille miliardi di danni ci sembra eccessivo. Ma cosa vogliono fare? Dare un’altra volta, a società compiacenti, da rifare il ponte sul Bormida, che non è da rifare, come del resto non erano da rifare quelli sul Tanaro ed in particolare quello della Cittadella che non poteva essere intasato essendo continuamente autoripulito dalle acque che scorrevano velocemente sotto i suoi archi poichè costruito su un rilevato che ne accelerava fortemente il flusso. E cosa vogliono ottenere? Forse richiamare un’altra volta Meier, chiacchieratissimo architetto specializzato in chiese, che non aveva mai costruito un ponte, per fargli firmare un progetto il cui solo scopo è di moltiplicare per 10 volte il costo del ponte stesso? Dubitiamo che questa volta sia possibile ricostruire la struttura di complicità collettiva che ha permesso la gigantesca truffa dell’abbattimento dei ponti di Alessandria. E non mi si dica che non ci sono i soldi per ripulire le arcate del ponte di Spinetta. La sabbia ricavata si venderebbe benissimo e nel farlo si guadagnerebbe anche. Certo , i generosi signori delle cave si adirerebbero e sarebbero meno munifici, ma in tempo di crisi tutti devono fare sacrifici. E anche gli esperti ambientali alessandrini, quelli convinti che le rive dei fiumi servono solo per andarci a correre, sono tutti ciechi o sono talmente impegnati a combattere le polveri sottili, che per lo più esistono solo nella loro testa, o a mandare lettere ai giornali in cui lamentano l’inquinamento luminoso, ossia che l’illuminazione della città non fa vedere loro le stelle, per preoccuparsi di cose terrene e banali come la vita e gli interessi degli alessandrini? E tutti quelli che hanno dato il permesso di costruire la centralina idroelettrica sul Bormida quando sono andati a fare il sopralluogo non hanno visto il ponte intasato? Oppure, secondo le migliori tradizioni della burocrazia italica, hanno fatto tutto a tavolino fidandosi di quanto loro detto dagli interessati? La piena del Bormida non è mai avvenuta prima di settembre. Si hanno quindi due mesi di tempo per intervenire.
Leave a Reply
Devi essere connesso per inviare un commento.