Torino – C’era anche una delegazione alessandrina ieri di fronte a Palazzo Lascaris dov’è stato organizzato il presidio contro le condizioni in cui sono costretti a vivere i malati cronici non autosufficienti. Promosso dalle associazioni di volontariato e dalle organizzazioni del settore socio-sanitario, il presidio di fronte al palazzo del Consiglio regionale ha fatto registrare anche la presenza di operatori e anziani delle case di riposo Ribero Luino di Ticineto e Airone di Giarole che hanno manifestato insieme a molti altri operatori della sanità piemontese. C’erano anche i malati e i diasabili che hanno portato in piazza i loro drammi, la malattia, il muro contro muro di una burocrazia sorda. Hanno portato in piazza la stanchezza di non sentirsi ascoltati, neppure capiti forse. Hanno portato in piazza anche la rabbia. Erano centinaia, ieri mattina, di fronte a Palazzo Lascaris, i familiari dei malati cronici non autosufficienti che il deficit della Sanità condanna a un’esistenza due volte difficile. Avrebbero diritto a un’assistenza che non è loro riconosciuta, ma né le petizioni, né le manifestazioni che si sono ripetute, e neppure due sentenze del Tar che giudicano illecite le liste d’attesa nelle Rsa, sono mai state ascoltate. C’è chi sta pagando in proprio un’assistenza a domicilio o un ricovero privato in Rsa e chiede il rimborso delle somme versate a cominciare dal rimborso forfettario ai congiunti di anziani non autosufficienti che scelgono volontariamente di occuparsi dei loro familiari, un rimborso che deve essere erogato dall’Asl per almeno il 50% del costo che la stessa azienda sanitaria sosterrebbe per il ricovero in una Rsa. Non sarebbe un problema di soldi ma di mala gestione che vede le risorse prendere strade inutili come i rimborsi gonfiati a dismisura dei consiglieri regionali, o il contributo straordinario di 3,5 milioni di euro per la ricostruzione del Filadelfia, i contributi per la promozione di un centinaio di svariate organizzazioni musicali regionali, fino ai 200 milioni di euro persi dopo il ritiro dalla costituzione di parte civile nel processo sulle “quote latte”.
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