È L’IGNORANZA LA CAUSA PRIMA DELLE CATASTROFI: ANDATE TUTTI A VEDERE
Chi sono gli incapaci allignanti in quel della Regione Piemonte che, assieme ai loro similari, comodamente annidati in provincia di Alessandria, hanno graziosamente concesso il permesso di restringere l’alveo del Bormida in sponda sinistra, subito a valle del ponte di Spinetta? Demenziale iniziativa foriera di catastrofi che tutti gli alessandrini possono ammirare personalmente come squisito esempio ternario di spreco di denaro, ignoranza scientifica ed incosciente rischio ambientale. Luccicante biglietto di ingresso che, più di un lungo discorso, spiega il livello sottoculturale della nostra classe dirigente. L’invidiabile vicenda degna di un paese africano ha inizio quando, esibendo tutti i permessi del caso, una scavatrice, dopo avere pericolosamente assottigliato parte dell’argine preesistente, iniziò a spianare un tratto del greto del Bormida allo scopo di installarvi una centralina elettroidraulica. Subito la cosa ci parve come minimo bizzarra. Se un privato ha tutti i diritti di sprecare i propri soldi come meglio crede, un Ente pubblico, preposto per legge alla vigilanza, non può rendersi complice di imprese palesemente dissennate e per di più all’interno di una struttura idraulica fragile ed insicura come il letto di un fiume con tradizioni di ricorrenti alluvioni. Il Bormida lungo solo 154 km ha un grande bacino di ben 2.909 km quadrati. Quando piove su tutto il bacino, e nei secoli capita abbastanza frequentemente, ha piene distruttive che arrivano a 3.000 metricubi. In compenso d’estate non c’è acqua. Ad esempio la sua portata, mediamente di 10 metricubi nel mese di giugno, si riduce a 2 a luglio per sparire quasi del tutto ad agosto con 0,1 metricubi. Ossia la portata di un fosso. Su alcuni testi che trattano del Bormida c’è stranamente scritto che la sua portata media è di 40 metricubi. Ma questa è una sciocchezza idraulica ricavata facendo la media delle portate mensili. È come se si dicesse che in un posto ove di notte si va a 10 gradi sotto zero e di giorno a 45 sopra, si gode di un meraviglioso clima temperato di circa 22 gradi. Siamo pronti a scommettere che le bestie che hanno concesso i permessi si sono fidati di questo dato fasullo senza cercare di andare a verificare realmente come stavano le cose. Ma l’incosciente marcia dell’ignoranza non finisce qua. I novelli seguaci di Prometeo, certi di dare il fuoco di nuova luce agli alessandrini, non si sono nemmeno accorti della piena primaverile del Bormida, che si ripete da millenni e quest’anno un poco in ritardo. E così si sono fatti portare via allegramente il cantiere dalle acque. Per porvi un rimedio hanno subito partorito una altra bella furbata: spostare l’argine in avanti di alcune decine di metri occupando abusivamente parte del greto del fiume appartenente al Demanio e proteggere in tal modo l’agognata centrale. Che il tutto potesse costituire un impedimento al flusso delle acque del Bormida non ci hanno nemmeno pensato. Il novello argine è formato da un consistente terrapieno spesso alcuni metri con la base irrobustita da blocchi in cemento. E non si venga a dire che lo si è costruito in precario e sarà abbattuto una volta finiti i lavori. In questo caso, per allontanare temporaneamente le acque e non spendere denaro per il solo gusto di spenderlo, si usano le “palancole” che si mettono e si tolgono in poche ore e costano un centesimo di quanto si deve investire per un nuovo argine. Inoltre, poichè da millenni si sa che la seconda piena del Bormida non arriva mai prima di settembre, non era il caso di costruire alcuna opera di protezione di quelle dimensioni. Ci permettiamo di fare notare che agendo come si è agito non solo si è concesso ad un privato di impossessarsi gratuitamente di terreni pubblici, ma si è pure modificato incoscientemente l’andamento idraulico del fiume creando un’improvvida strozzatura al decorso delle acque, con tutte le imprevedibili conseguenze del caso. In fondo aveva ragione il signor Iosif Dzugasvili, in arte Stalin, che diceva: “Ognuno ha il governo che si merita”.
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