DUE MAROCCHINI MANDANO ALL’OSPEDALE UN ITALIANO AL BAR. ANCORA VIOLENZE DA PARTE DI IMMIGRATI EXTRACOMUNITARI. IL PROBLEMA CRESCE ANCHE QUI DA NOI. LA POLITICA COME AL SOLITO NON DA RISPOSTE.
di Max Corradi
Alessandria – Non siamo soliti soffermarci su notizie frutto di sospetti qualunquistici o volutamente caricate di significati scandalistici, o comunque forzati, frutto della superficiale valutazione dettata da sentimenti faziosi, ma stavolta non possiamo tacere l’ennesima violenza di extracomunitari che hanno preso a calci e pugni un cliente italiano di un bar di Nizza Monferrato in provincia di Asti, a due passi da noi. I carabinieri hanno arrestato per rissa e danneggiamento aggravato Aziz Feidi di 32 anni e Azzedine El Harch di 28 anni, due marocchini pregiudicati, residenti ad Incisa Scapaccino. I due, ieri notte, mentre si trovavano all’interno di un noto bar del centro storico di Nizza, per futili motivi, hanno aggredito con calci e pugni un cliente del posto che è finito all’ospedale per lesioni giudicate guaribili in sette giorni. Quindi, non abbastanza contenti hanno danneggiato gli arredi ed alcune suppellettili del bar, dandosi poi alla fuga per le vie del centro, convinti di farla franca ma, ancora una volta sono stati loro, gli uomini della Benemerita, a rintracciarli ed arrestarli. La piaga della criminalità da parte degli immigrati è in forte aumento. Secondo l’Istat oltre un terzo dei reati violenti commessi in Italia sono per mano di uno straniero. Fra questi il 39% per violenza sessuale, il 36% per omicidi, il 27% per lesioni dolose. Significativa la rilevanza degli stranieri nei borseggi: 7 su 10 sono opera loro. In carcere i detenuti stranieri rappresentano oltre un terzo dei reclusi (38%). Ma non basta perché ai reati contro il patrimonio (furti e borseggi) che sono compiuti il più delle volte per necessità, si devono aggiungere quelli per omicidi e lesioni, che sono in aumento, segno di un disagio sempre più diffuso. Molti si chiedono perché, invece di sbatterli in galera non si pensa a rispedire i clandestini autori di reati gravi a casa loro. Non sembra che sia così facile, ed anche quando ci si riesce, dopo un po’ ritornano. È dimostrato che moltissimi di loro vengono in Italia proprio per delinquere perché sanno che qui non gli fanno praticamente niente, tutto si risolve con un processo per direttissima, qualche settimana di galera e poi escono di nuovo. Molti di loro sono arrestati e riarrestati a ripetizione dopo le numerose scarcerazioni. Certamente si tratta di responsabili di reati minori, ma che, se rimessi in libertà, tutti insieme costituiscono un problema per la nostra società. Domenica scorsa altri due marocchini hanno sfasciato un night a Tortona perché non li facevano entrare senza pagare. Neppure l’intervento degli addetti alla sicurezza è servito a placare gli animi. Qualcuno ha chiamato i carabinieri che sono subito intervenuti bloccando i due energumeni, Youness Benelkhadir di 34 anni e Nabil Nachit di 28 anni, residenti il primo a Frugarolo ed il secondo a Spinetta Marengo. Ormai ubriachi fradici, verso le due di notte, dopo aver danneggiato l’entrata del locale, brandendo un coltello ed una bottiglia di vetro rotta hanno aggredito due addetti alla sicurezza del locale, un uomo di 30 anni di Voghera ed un uomo di 25 anni di Tortona, che sono finiti all’ospedale con lesioni giudicate guaribili rispettivamente in 7 e 8 giorni salvo complicazioni. Anche i carabinieri non sono sfuggiti alla furia devastatrice dei due marocchini che li hanno minacciati ed aggrediti. Sono stati tratti in arresto per violenza, minacce e resistenza a Pubblico Ufficiale, lesioni personali, danneggiamento, ubriachezza e porto di armi o oggetti atti ad offendere. Non più tardi di venti giorni fa a Milano nel quartiere Niguarda un ghanese di 31 anni ha massacrato a colpi di piccone, uccidendolo, un disoccupato di 40 anni. L’assassino è Adam Mada Kabobo, nato in Ghana nel 1982, sbarcato in Italia, Puglia per la precisione, nell’estate 2011. Rinchiuso al Centro accoglienza richiedenti asilo di Bari, il 1° agosto ha partecipato ad una rivolta ed è finito in carcere. Ottenuta la libertà è ricomparso a Foggia dove è stato nuovamente arrestato per una rapina. Finito di nuovo in galera, in preda ad un raptus ha distrutto un televisore, ma è stato ugualmente scarcerato il 17 febbraio 2012. Nel frattempo la sua richiesta d’asilo è stata respinta, ma lui ha fatto ricorso e per questo non può essere espulso. Ricomparso a Milano, è stato fermato e controllato il 15 aprile di quest’anno. Poi più nulla, fino a quella tragica mattina di sabato 11 aprile 2013. Il bilancio finale di due ore di follia è quasi da attentato terroristico: un morto, due in fin di vita, altri due feriti e una sesta persona sfuggita per miracolo alla morte. Un striscia di furore iniziata alle 4.30 e conclusa alle 6.35 quando finalmente i carabinieri, allertati purtroppo con grande ritardo, sono riusciti a bloccare l’omicida che ha detto solo: “Ho fame”. È chiaro che non si può andare avanti così, è chiaro che la politica deve una risposta. Una delle tante. Ma le risposte da dare iniziano ad essere troppe. E la gente non ne può più. Politici attenti.
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