Alessandria – L’aumento sull’aliquota ordinaria Iva dal 21 al 22% è previsto dal prossimo 1° luglio in base a quanto previsto dalla Legge di Stabilità.
Il Governo Letta ha promesso di rivedere questo incremento, come ha affermato lo stesso Premier: “Bisogna arrivare a rinunciare all’inasprimento dell’Iva”.
Le prime stime indicano che ciò peserebbe sulle famiglie italiane per oltre 100 euro nel 2013. Diverse Associazioni di categoria hanno lanciato l’allarme, parlando di una “stangata” per le imprese che versano in forte difficoltà.
Confagricoltura Alessandria si unisce a queste voci e in particolare sottolinea come vi saranno risvolti negativi per gli agricoltori sia sulle vendite che sugli acquisti.
In un comparto che per lo più gode di agevolazioni sull’imposta sul valore aggiunto (IVA), normalmente fissata al 4 o al 10 per cento, l’IVA per l’acquisto delle macchine agricole è invece “ordinaria”.
Il presidente di Confagricoltura Alessandria Luca Brondelli asserisce in merito: “Il prospettato aumento dell’aliquota al 22 per cento avrà dunque per noi importanti ripercussioni negative; considerato che il valore del mercato delle macchine agricole si aggira intorno agli 8,5 miliardi di euro, l’aumento dell’IVA di un punto percentuale comporterà una maggiore spesa per le aziende agricole”.
L’aumento dell’Iva ordinaria dal 21% al 22% scatterà anche per il vino che deve già fronteggiare un drammatico calo dei consumi interni, che sono scesi a 22,6 milioni di ettolitri nel 2012, il livello più basso dall’Unità d’Italia.
Incombe anche un altro pericolo per il mondo del vino. Se è vero che tutti sono contenti del blocco dell’IMU, è altrettanto vero che i 4 miliardi di euro che il Governo intende restituire devono essere trovati altrove e già da tempo circola la voce che si dovrebbero rastrellare aumentando le accise su alcuni prodotti quali gli alcolici.
“Se si pensa ai superalcolici è un conto – afferma Valter Parodi, direttore di Confagricoltura Alessandria – ma se si pensa di colpire ancora il vino italiano si commette comunque un grave errore, perché si deprimerebbe ulteriormente uno dei fiori all’occhiello della nostra produzione agro alimentare. Il vino è cultura, storia e tradizione ed è una voce fondamentale del nostro export.”
Infine, il presidente Luca Brondelli dichiara: “In definitiva, bisognerebbe cercare di scongiurare questo provvedimento!”.
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