TRATTATI COME SCHIAVI E SENZA STIPENDIO DA MESI
di Guido Manzone
Alessandria – Ricordate i 40 braccianti nordafricani della tenuta Bruno Lazzaro di Castelnuovo Scrivia? Sì, proprio quelli, trattati come schiavi e fatti lavorare per 14 ore al giorno a raccogliere e confezionare ortaggi per i supermercati a 4 euro all’ora, cui bisognava sottrarre le spese per i materiali usati per il lavoro? Il tutto naturalmente per 7 giorni alla settimana domeniche comprese, solo una pausa di mezz’ora per mangiare costretti a bere l’acqua dei fossi di irrigazione non essendoci altro e non potendo abbandonare il lavoro. Come se questo non bastasse al momento del rinnovo del contratto di lavoro per ottenerlo, come si legge sul volantino che i braccianti in sciopero distribuivano stamane davanti alla Prefettura, sarebbero stati perfino obbligati a versare direttamente al padrone 2500, 3000 euro. Quei bracciandi di colore, protagonisti di una lunga vertenza sindacale partita il 23 giugno dell’anno scorso, hanno manifestato stamane davanti alla Prefettura. Lo hanno fatto al ritmo di tamburi che ricordano loro la loro terra, in Africa, lasciata per trovare fortuna qui da noi. Ma la realtà si è rivelata diversa dai loro sogni ed è riassunta negli slogan stampati sui cartelli e sugli striscioni innalzati in Piazza della Libertà dove si leggeva: “no allo schiavismo”, “giustizia ora”, “Lazzaro vergogna”. Insieme ai ragazzi di Pe no Chao, che terranno questa sera alle 21 uno spettacolo alla Casa di Quartiere della Comunità San Benedetto, hanno chiesto un incontro alla prefetta di Alessandria per spiegare le loro ragioni e rappresentarne i bisogni. Ma questa storia infame e miserabile, la cui totale responsabilità cade sull’intera classe politica e di potere alessandrina che troppo a lungo ha fatto finta di non vedere e di non sapere, non finisce qui. Quando i braccianti nordafricani, che da tempo non erano pagati, protestarono chiedendo il dovuto, furono immediatamente licenziati e sostituiti con lavoratori indiani di una cooperativa di Brescia, la Work Service, ancora più disperati ed affamati disposti a lavorare, praticamente per il solo cibo indispensabile per non morire. Questo capitava ad Alessandria, provincia del Nord Italia che passa per civile, in data 31 luglio 2012. Ora, a quasi un anno di distanza, quei braccianti nordafricani non sono ancora stati pagati per il lavoro prestato e la causa di lavoro, giacente alla Procura della Repubblica di Torino (procuratore Guariniello), è ancora in corso. Supponiamo che durerà a lungo perchè i negrieri alessandrini hanno i soldi per pagare gli avvocati, praticamente all’infinito, mentre gli sfruttati, senza lavoro e senza soldi stanno morendo di fame. Questa è la giustizia dell’Italia. Ma all’infamia alessandrina si sta aggiungendo anche l’ipocrisia nazionale. Che senso ha mettere con grande pubblicità come ministro dell’immigrazione una colta dottoressa nera se poi in pratica non si riesce a risolvere un caso così macroscopico ed incontestabile come quello di Castelnuovo? Sono solo circa 150 anni che in Europa si è abolita la schiavitù che ancora sussiste in paesi nostri amici ed alleati come l’Arabia Saudita e gli Emirati, ed in pratica anche in nazioni che a parole dicono di combatterla come il Bangladesh in cui il lavoro è senza nessuna tutela ed i salari sono inferiori a un dollaro al giorno per 16 ore di lavoro. L’esperienza di Castelnuovo dimostra come, se si aprissero illimitatamente le nostre frontiere agli oltre due miliardi di disperati che popolano il pianeta, finiremmo per tornare ben presto ad un passato ignominioso che si riteneva finito per sempre. In data 7maggio 2013 davanti alla Prefettura di Alessandria hanno manifestato chiedendo giustizia i 40 braccianti di Castelnuovo col solo ed unico aiuto della locale Camera del Lavoro. Anche su questo meditino coloro che approfittando della crisi vorrebbero abolire i sindacati ritenendoli associazioni di altri tempi.
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