Anche i lupi più famelici, prima di rissare per la preda aspettano di averla presa, a differenza dei politici alessandrini che si azzannano al solo pensiero di farla propria. Incontestabile considerazione nata spontanea dal gran ringhiare provocato dall’improvvida iniziativa del sindaco Rita Rossa di rilanciare la proposta di trasferimento dell’ospedale di Alessandria benché non sia assolutamente da trasferire e vada benissimo là ove si trova. Proposta che, solo per gentilezza, definiamo bizzarra, visto che il Comune di Alessandria è fallito, oberato da debiti insoluti e con gravi difficoltà persino a pagare gli stipendi. Nonostante queste premesse, che certo non depongono a favore della fattibilità dell’opera, sono già cinque i branchi di lupi intenti a disputarsi la preda, ognuno proponendo un sito diverso ove localizzare il trasferendo ospedale. Ma stiamo ai fatti di questa lotta fratricida di tutti contro tutti. Ad onor del vero la vicenda ha origine dall’intenzione della ormai defunta giunta Fabbio (PDL) di localizzare l’ospedale nei terreni amici della Cascina Taverna in zona Cristo. La nuova giunta (PD) anziché bocciare la sconsiderata iniziativa in nome della ragione e del più elementare buonsenso, si è affrettata a farla propria avendo però cura di mutarne la localizzazione e di proporne un’altra, di diversa proprietà, nella zona di Alessandria 2000. Ma è bastato il rumore di questa onda anomala, nelle immote acque cittadine, per ridestare l’attenzione di alcuni lupi vaganti dentro e fuori Alessandria. E così è subito rampollata una nuova proposta da parte di un terzo branco intenzionato a localizzare l’errabondo ospedale al Borsalino. Ma non bastava ancora! Immediatamente si è sentito il latrare di un quarto branco questa volta per privilegiare l’area dell’ex zuccherificio (quest’ultima è un’enorme area industriale dismessa in cui, dopo un abbandono durato decenni, avrebbe dovuto installarsi un doppio supermercato (Esselunga e Coop)ma, a quanto pare, morto ancor prima di nascere, vista la crescente crisi della grande distribuzione italiana). Ma tutto l’abbaiare dei lupi alessandrini ha finito con l’attirare un quinto branco proveniente da fuori città. E questo non era di lupi bensì di leoni che subito si è mosso con la forza e la capacità d’azione del grande predatore, facendo fare agli alessandrini l’umiliante figura di uggiolanti cagnetti da salotto. Il territorio di provenienza del nuovo branco è di granitico controllo della dinastia dei Signori dell’asfalto e comprende i comuni di Pozzolo, Tortona, Castelnuovo fino a Pontecurone. Capo di questo nuovo branco è il Sindaco di Tortona, Massimo Berutti, un paleodemocristiano, storico amico dell’assessore regionale alla sanità Cavallera che, ottimamente consigliato, ha subito capito come la forza del denaro, con gli annessi appoggi politici, conti assai più delle fumose parole degli alessandrini per conquistare l’ambita preda. La sua proposta,rilanciata con grande strombazzo dagli strumenti di informazione e dalla stampa, è di localizzare l’ospedale negli estremi confini della Fraschetta, sulla direttiva Genova Milano e di farlo alla grande, estendendo il servizio a tutte le utenze del sud Piemonte, anche al di fuori della provincia di Alessandria. A questo scopo, e ben sapendo che l’unione fa la forza, Tortona si è premurata di inviare una prima comunicazione a Novi e agli altri comuni interessati, compreso quello di Alessandria che, in questa operazione, dovrebbe svolgere il non gradito ruolo del tacchino al pranzo di Natale. Giocando pesantemente sul fatto che il fallito capoluogo di Alessandria non ha né soldi né credito, il furbo Berutti ha esteso la propria comunicazione alle fondazioni bancarie Carige, CR Tortona, CR Alessandria al preciso scopo di sondare le banche per vedere quanto sono disposte a sostenere finanziariamente l’operazione. La proposta è stata pure ufficialmente estesa alla Regione Piemonte e all’ASL . Tutto quanto è stato appoggiato con entusiasmo fratricida dai segretari di tutti i gruppi politici tortonesi, sia di governo che di opposizione, compreso il locale segretario del PD Alessandro Torlasco, probabilmente dimentico che Alessandria è governata dal suo stesso partito. E gli alessandrini, come hanno reagito a questo palese tentativo di scippo? Per il momento non risulta si siano mossi essendo i politici locali molto umili e prudenti rispetto a qualsiasi iniziativa proveniente da Tortona, reale capoluogo politico ed economico della provincia. Altri si sono limitati a gettare acqua sul fuoco sostenendo che i ruggiti del sindaco di Tortona provengono da un nastro registrato e sotto la pelle del leone si nasconde solo un lupetto. A nostro giudizio la realtà è un’altra: Alessandria, come sempre, prima di muoversi aspetta l’aulico parere del signore di Castelnuovo, per ora a riguardo, silente o dei suoi paladini, autentici padroni dei nostri destini.
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