La delirante assurdità, per non dire la palese stupidità, che tracima dalle vicende alessandrine è tale da non sapere se sia più corretto un esame da un punto di vista politico-amministrativo o una normale perizia psichiatrica. Come infatti giudicare chi riteneva di poter riuscire all’infinito a continuare a spendere allegramente ogni anno 120 milioni quando il Comune ne incassava solo 90? E lo faceva serenamente, agendo allo scoperto, firmando senza problemi sospetti bilanci, non pagando per anni i fornitori e persino i servizi ricevuti da aziende comunali portandole così al fallimento. Facendo in tal modo un evidente danno a se stessi nella delirante convinzione di rimanere furbescamente impuniti, ma dimostrando in tal modo di agire con l’ingenuità dello stupido piuttosto che con l’astuzia del fuorilegge. È vergognoso il dirlo ma i danni causati da palese stupidità non finiscono qui. Alessandria abbonda di vicende similari, avvenute davanti agli occhi di tutti e senza nessun intervento per fermarle. Un ignaro viandante, che per la prima volta giunga nei nostri lidi, se non è intimorito e messo in fuga dai maleodoranti vapori infernali emessi dal polo chimico di Spinetta,è accolto da quasi un chilometro di cadenti rovine dello zuccherificio le cui finestre aperte sul vuoto ed i pericolanti muri rugati dalle crepe hanno già cambiato mille proprietari rimanendo nel tempo così come erano con i tetti ricoperti di allegre plastiche colorate per cercare di limitare i danni delle piogge. Subito dopo, sulla stessa strada, si incontrano le macerie dell’incompiuto Palazzo dell’edilizia i cui rugginosi ferri si alzano verso il cielo come ad invocare giustizia. Squallida tomba del prestigio dei costruttori alessandrini che, da autentici stupidi, si sono fatti rifilare un progetto che non sta in piedi da un costosissimo architetto di gran nome. Poco dopo questa edificante visione il nostro viandante giunge alle scarne e dirute fastigia del ponte Cittadella. La più illustre vittima della stupidità cittadina, abbattuto per motivi inconfessabili, e per di più senza avere nemmeno i soldi per costruirne uno nuovo. Fulgido e moralistico esempio di ingordigia punita nonchè di stupidità che confina con la demenza con il solo merito di avere regalato all’Italia allegre risate di scherno benchè a spese nostre. E così il viandante abbandona le nostre devastate terre con lo struggente ricordo di una città bombardata ferma al 1945 con aperte ferite della guerra.Ed il suo giudizio sarà rafforzato dai rami spogli e rinsecchiti delle rose piantate nelle aiuole spartitraffico che adornano la nostra città con la malinconia romantica del cimitero abbandonato. Se ciò eleva verso il cielo l’etereo spirito così non è per il plebeo posteriore di automobilisti e ciclisti messo a dura prova da strade costellate da buche e voragini scavate dal gentile apporto dei camion di raccolta rifiuti dell’AMIU in un asfalto di infima qualità e ancor più nelle strade recentemente ricoperte con delicate piastrelle di falsa pietra appositamente fatte arrivare dalla lontana Cina. Solo un perfetto cretino poteva avere comperato camion come quelli dell’AMIU il cui carico per centimetro quadrato nel contatto tra gomma e strada è di gran lunga superiore a quello di un carrarmato. E non è da stupidi taglieggiare gli automobilisti con multe e posteggi più cari d’Europa e poi lasciare distruggere le proprie strade con danni di milioni senza neppure porsi il problema a riguardo? Ma a questo punto sorge a chi scrive queste note un atroce sospetto: il vero stupido è colui che nonostante tutto continua ad amare Alessandria e cerca di migliorarla usando la sua modestissima penna, o piuttosto coloro che, come monatti, si sono arricchiti con la sua distruzione?
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