GIUNTA ALLO SBANDO. IN CONSIGLIO COMUNALE HANNO ABBANDONATO L’AULA IL PDL, L’UDC E I GRILLINI. FORTI CONTESTAZIONI ALLA GIUNTA DA PARTE DEI LAVORATORI AMIU DAL LOGGIONE
di Andrea Guenna
Alessandria – Dopo che, verso le quattro e venti di questo pomeriggio, il gruppo del Pdl usciva dall’aula del Consiglio Comunale, seguito dagli esponenti di Udc e dai Grillini, si consumavano gli ultimi tristi bagliori di un dibattito che aveva preso fuoco poco prima sulle partecipate. Marica Barrera (Insieme per Rossa) parlava sotto una gragnuola di fischi indirizzati a lei dai dipendenti di Amiu e da alcuni sindacalisti assiepati sul loggione. Il presidente del Consiglio Mazzoni (Pd) ha fatto molta fatica a riportare la calma e non ci sarebbe riuscito se non avesse chiamato le forze dell’ordine. Dopo l’intervento di Giancarlo Cattaneo (Idv), Mazzoni ha pensato bene, dato che mancava il numero legale, di dare inizio al viatico di chiusura del lavori. Il fuggi fuggi era generale, forse qualcuno della maggioranza aveva paura di prendere un paio di schiaffoni dai dimostranti che, sì avevano lasciato il loggione, ma non se n’erano ancora andati da Palazzo Rosso. È sembrato l’ultimo atto di una Giunta che non ha mai smesso di fare campagna elettorale e che non ha saputo amministrare la cosa pubblica. Così è se vi pare, e la realtà non si cambia. Guardando l’orizzonte al tramonto d’una triste primavera come quella che tra poco spunterà qui da noi, si scorgono solo i volti scuri e disincantati di chi ha perso o perderà il posto di lavoro. I numeri ci dicono che almeno 400 lavoratori delle partecipate (Amiu, Aspal, Costruire Insieme) saranno lasciati a casa. Macerie, solo macerie ha lasciato Rita Rossa insieme ai suoi collaboratori, membri di una maggioranza che ha fatto solo propaganda da imbonitore di piazza, addossando sempre a chi ha governato prima ogni responsabilità di un dissesto che questa Giunta – al contrario di quella virtuosa di Torino del sindaco Fassino – non ha saputo, o peggio voluto, evitare. Ed ora per 400 famiglie il profumo dei tigli dei nostri viali risulterà acre ed il loro colore cupo come quello di questa città ormai sprofondata nella totale abulìa. Anche la soluzione intravvista per Amiu martedì dalla prefetta Tafuri e dall’assessore Bianchi, ad un’analisi più attenta, non ha molte probabilità di riuscita. Il ricorso ad una procedura ad evidenza pubblica per l’affidamento del servizio di nettezza urbana di Amiu in applicazione degli artt. 20 e 27 del Dlgs n. 163/2006 “Codice degli Appalti”, lascia perplessi, a meno che, dati gli scarsi utili di questa azienda, non sia in effetti il prodromo, per chi accetta la gestione provvisoria, di ottenere poi la concessione del servizio trasporto e raccolta rifiuti. Saremmo al pateracchio, all’atto illecito, senza nessuna tutela per i lavoratori che non avrebbero garantiti i posti di lavoro se non a parole, in forza di un accordo verbale fra Comune e sindacati, tramite una dichiarazione di intenti che non obbliga nessuno, tanto meno chi si dovrà sobbarcare la gestione futura del servizio della nettezza urbana. Inoltre c’è da registrare il fatto che ormai il Comune di Alessandria ha perso ogni credibilità dopo che, nel settembre scorso, Rita Rossa ha annullato senza motivo una gara validissima come quella vinta da Iren per la concessione del servizio di raccolta e trasporto rifiuti. Chi mai, dopo tale precedente, metterebbe a repentaglio il proprio investimento e la propria azienda in un’impresa che non presenta garanzie di affidabilità da parte del Comune? Per questo c’è il fondato timore che la gara prospettata per fine anno possa andare deserta, o partecipata dall’unico che avrebbe interesse a vincerla, e cioè lo stesso che ha gestito l’amministrazione provvisoria nel periodo di transizione. Ad essere obiettivi molto meglio aveva fatto la precedente Giunta ed in particolare l’assessore alle finanze Luciano Vandone con la ratifica, in data 10 dicembre 2012, insieme ai sindacati, d’un protocollo d’intesa sulla privatizzazione di Amiu con ampie garanzie per i lavoratori in virtù della cosiddetta clausola sociale per la salvaguardia del posto di lavoro ed il contratto più favorevole per i dipendenti delle municipalizzate, con un salario maggiore del 15% rispetto ai privati, cui si sommava anche il premio di produzione. E c’è da chiedersi come mai i sindacati si siano dimenticati di questo importante aspetto di quello che potremmo chiamare il “Lodo Vandone”. Si tratta di semplice omissione o di pura malafede? Ne rispoderanno direttamente ai lavoratori.
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