(seconda parte)
La palese miopia politica che ha caratterizzato PD e PDL nel corso delle elezioni 2013 ambedue invischiati nell’errore paralizzante di sottovalutare sia gli effetti della crisi economica su di un paese come l’Italia, indebolito da un’ endemica corruzione e da una decrescente credibilità della sua classe dirigente, sia le sue prevedibili conseguenze elettorali, è stata pagata dai due maggiori partiti italiani con la perdita complessiva di ben nove milioni e mezzo di voti. È una bocciatura strabiliante, pari all’intera popolazione di un paese come la Repubblica Ceca. Più che di una normale emorragia elettorale, conseguente a palesi ed innegabili responsabilità di malgoverno, si è trattato di un terremoto che ha scosso le stesse strutture portanti dell’edificio politico italiano, nato nel 1945 con la caduta dello stato totalitario fascista. Le future conseguenze di questo sconvolgimento epocale non sono prevedibili e valutabili, ma potrebbero riguardare gli stessi rapporti tra governanti e governati aprendo pesanti interrogativi sul nostro futuro democratico. Lo stesso PD, apparente vincitore, e per questo fruitore del premio elettorale di maggioranza, ha in realtà perso, rispetto alle politiche del 2008, ben 3,4 milioni di voti, con cali anche all’interno delle sue tradizionali roccaforti. Sarebbe però gravemente errato, oltre che ingiusto, attribuire la responsabilità della sconfitta a Bersani, ultimo arrivato alla guida di un partito svuotato di cultura e di intelligenza, tradizionali punti di forza della sinistra italiana, in conseguenza della distruttiva gestione politica di D’Alema e dei suoi successori. Burocratici uomini di apparato che hanno puntato il loro agire su un avvicinamento al centro dello schieramento politico italiano nel fallito tentativo di raccattare i sopravvissuti dal naufragio della D.C. Quanto sia stata distruttiva la loro guida politica lo dimostra un dato incontestabile. In un mondo in cui la comunicazione acquista sempre più importanza, il PD pur godendo di elevatissime sovvenzioni governative, non è stato nemmeno in grado di conservare la proprietà dei suoi tre quotidiani travolti dai debiti di una gestione demenziale e sprechi deliranti (l’Unità aveva 920 addetti assunti per giochi di potere personale quando Repubblica, fatta molto meglio, ne aveva 260). E la rovina coinvolse anche una mezza dozzina tra settimanali e mensili ed una casa editrice di importanza nazionale. Anche ad Alessandria le ultime elezioni sono state una catastrofe per la sinistra locale. Il Movimento 5 Stelle si è affermato come primo partito in quasi tutta la provincia anche in città ritenute imprendibili come Novi Ligure o Alessandria a poco meno di un anno dalla sua riconquista. Ma nell’ alessandrino è stato un disastro annunciato e previsto. Da anni il potere politico locale si è ridotto al ruolo di servitore e pompasoldi per il potere economico, mentre i servi più obbedienti vengono premiati con seggi da deputato. Basta vedere chi da anni vince tutti gli appalti di ogni genere e tipo, chi controlla il territorio a suo uso e consumo ottenendo permessi per altri impensabili, chi ha fatto abbattere ponti che non erano da abbattere, chi prima di ogni elezione costruisce decine di rotonde stradali, chi condiziona le elezioni, chi sceglie sindaci e assessori determinanti, per capire chi realmente comanda nell’alessandrino con la brutalità di un signore assoluto e come fare le elezioni, sia locali che regionali, sia da noi completamente inutile poiché, pur cambiando i partiti, nulla in realtà cambia. Già in passato il voto Lega era stato un tentativo di liberarsi da questo regime servile, ma ben presto i suoi eletti, lusingati ed arricchiti, erano stati rapidamente riassorbiti ed omologati al sistema di potere. Non si dimentichi che Alessandria per l’alluvione del 94 ha ricevuto più di 1000 miliardi di lire. Che fine hanno fatto? La città dovrebbe essere lastricata di oro e di diamanti mentre le sue strade sono dissestate come un campo di battaglia, il Comune è fallito e la Provincia non lo è per il solo fatto che sana il suo bilancio estorcendo soldi con multe furbesche agli automobilisti imitando in questo l’agire di Robin Hood. Nell’incapacità dei partiti alessandrini di cambiare e di ripulirsi della corruzione al loro interno nonché di liberarsi del guinzaglio di un’ubbidienza cadaverica a noti poteri economici, si trova il perchè della vittoria del Movimento 5 Stelle e come l’elettorato abbia preferito un salto nel buio alle paralizzanti gestioni politiche proprie dei partiti tradizionali. La nostra storia è tutta qui, anche se i responsabili delle nostre sventure lo negheranno poiché il porvi rimedio sarebbe per loro la fine di ogni guadagno.
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