La storia si ripete, ma stavolta noi italiani non dobbiamo cascarci. I tedeschi sono un popolo che da sempre parla bene ma razzola male. Non è vero che i tedeschi sono di parola perché fanno sempre i loro interessi e per farli non vanno tanto per il sottile e mettono i cingoli per passare su tutti e su tutto. Ora la Merkel dopo averci mezzo rovinati per aver cercato di rimediare ai suoi errori di politica estera, errori che sta scaricando sugli altri con la leva della finanza pubblica, vuole fare passare l’idea che gli italiani sono inaffidabili e devono essere messi sotto tutela. Sintomatica la frase di quella donna tedesca intervistata per strada dal cronista del programma Quinta Colonna (Del Debbio su Rete 4) che ha detto al microfono che Monti è stato bocciato alle elezioni perché è una persona troppo seria per gli italiani. E allora, siccome noi italiani (Etruschi e Latini) siamo un popolo civile da almeno tremila anni, a differenza dei tedeschi che lo sono, ma a modo loro, solo da settecento, ci permettiamo di specificare che noi non tradiamo, siamo di parola, siamo intelligenti e se non ci impuntiamo come fanno loro, lo facciamo solo per la nostra tradizione greca che vede nella tolleranza la base per la convivenza intellettuale della gente pur nella loro diversità. Per tornare alla mai risolta questione della seconda guerra mondiale, nemmeno Hitler, stando al suo testamento da tempo pubblicato in Italia, si è salvato dalla mania di giustificare i propri errori addossandone la responsabilità all’Italia e al popolo italiano. La tragica conclusione dell’alleanza italo-tedesca ha colpito più profondamente il popolo italiano che quello tedesco e non è certo il parlare di tradimenti che può annullare o convalidare un tradimento che l’Italia non ha commesso. L’alleanza militare la caldeggiò e la volle il governo tedesco e non Mussolini che la procrastinò per due anni e cioè fino a quando, messo alle strette dalla dabbenaggine, dalla vanità politica e dalle prepotenze dei rappresentanti anglo-francesi, dovette accettarla e pagare il debito di aiuto contratto con la Germania nel 1935 e per proteggersi dagli attacchi degli ex-alleati. A tradire comunque non fu l’Italia bensì Hitler, che tradì prima l’Italia di Mussolini e poi il Fascismo. Durante la firma dell’alleanza, avvenuta a Berlino il 22 maggio 1939, il Governo italiano, cosciente di non essere del tutto preparato per una guerra europea o mondiale, discusse e concordò con il Governo germanico un’intesa segreta per la quale, almeno nei tre quattro anni successivi, né l’Italia né la Germania avrebbero sollevato questioni tendenti a turbare la pace in Europa. Tre, quattro anni sarebbero dovuti dunque trascorrere dalla firma del patto; Hitler non ne tenne invece conto e, appena tre mesi dopo, era sul piede di guerra per il corridoio di Danzica. L’occupazione della Polonia rappresentò uno dei più tristi tradimenti per l’Italia e forse fu il primo di una lunga serie di errori che compromisero le possibilità di vittoria. Più tardi ancora un altro tradimento ci venne dalla Germania con la firma, contrariamente a quanto stabilito dal Patto d’Acciaio, d’un accordo sulla spartizione della Polonia tra Germania e Russia, senza nemmeno avvertirci. Mussolini fece di tutto per concludere l’azione con dei negoziati e, falliti tutti i tentativi di pace, cercò con ogni mezzo di restare fuori del conflitto, ma la tracotanza tedesca e l’ostilità anglo-francese lo costrinsero ad orientarsi diversamente. E fu la guerra. Infine un ultimo tradimento doveva ancora umiliare l’Italia: l’articolo 5 del Patto d’Acciaio diceva che le parti contraenti si obbligavano fin da quel preciso momento, nel caso di una guerra condotta insieme, a non chiedere armistizio o pace se non di pieno accordo tra loro: i tedeschi firmarono un armistizio coi partigiani e con gli anglo-americani senza consultare gli alleati fascisti con la conseguenza logica e inevitabile di lasciare Mussolini e il Governo della Repubblica Sociale Italiana in balia dei suoi nemici e far concludere la loro esistenza nel tragico modo che tutti conosciamo. Con questo ultimo tradimento Hitler discese tutti i gradini dell’onestà politica e militare fino a raggiungere il bassissimo livello del maresciallo Badoglio che due anni prima aveva operato lo stesso tradimento ai danni della Germania, dell’Italia, del Fascismo e del Popolo italiano, dopo aver corrotto alcuni capi fascisti, i quali, in buona fede o no, lo assecondarono, e dopo aver fatto arrestare Mussolini. In quanto all’Italia essa fu la prima vittima del tradimento Badoglio per cui le si addossò l’accusa di violazione di patti, si dispersero le forze armate, si disgregò lo Stato, si spezzò in due la nazione e si misero italiani contro italiani provocando la guerra civile. Gli altri italiani, quelli che preferirono arrendersi al loro destino, quel milione di internati militari, provarono la durezza dei lager nazisti. No cari tedeschi, voi non potete insegnare niente a nessuno, tanto meno a noi italiani.
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