BONI, BANCA DI LODI: “CONSEGNAI UNA BUSTA A PALENZONA CONTENENTE 250.000 EURO IN CONTANTI”. NELLA VICENDA CITATO L’ONOREVOLE RENZO PATRIA
di Max Corradi
Milano – Nella vicenda Fiorani-Palenzona spunta il nome di Renzo Patria. Ottant’anni, quattro volte deputato per DC e poi ancora una per Forza Italia, ma che si dichiara soprattutto “fanfaniano”. Anche lui è stato trascinato nel gorgo della brutta storia alla base dell’inchiesta a carico di Fabrizio Palenzona, il banchiere di Pozzolo Formigaro nonché faccendiere molto vicino al Gruppo Gavio, che deve render conto ai giudici, stando alle dichiarazioni di Gianpiero Fiorani all’epoca dei fatti alla guida della Banca Popolare di Lodi poi Banca Popolare Italiana, per aver intascato mazzette su conti riconducibili a lui per 5 miliardi di vecchie lire nella filiale di Montecarlo della Banca del Gottardo per l’intercessione nell’acquisto dell’Iccri (Istituto di Credito delle Casse di Risparmio Italiane). I pagamenti sarebbero continuati, stavolta in Euro e non più in lire, e a testimoniarlo è l’ex direttore finanziario della Popolare di Lodi Gianfranco Boni: “Il primo pagamento venne da me effettuato a Lodi e consegnai una busta a Palenzona contenente 250.000 euro in contanti. Era presente anche Fiorani. Il secondo pagamento, nel 2004, lo feci a Milano in via Broletto, per strada, e consegnai a Palenzona un plico contenente 600.000 euro”. Non si è fatta attendere la secca smentita: “Nego fermamente – ha detto Palenzona – non ho mai ricevuto alcuna somma di denaro né in contanti né in altro modo, né da Boni né da Fiorani, per nessuna ragione”. Ma la Procura di Lodi non ci crede ed ha riaperto il fascicolo e, se non interverrà la decorrenza dei termini per prescrizione, Palenzona potrebbe passare dei guai seri. Su ordine dei pm, sono partite le rogatorie sui suoi conti in Svizzera, a Nassau (Bahamas) e a Montecarlo. “Confermo che abbiamo versato a Palenzona sia all’estero che in contanti in Italia le somme indicate da Boni – ha ribadito Fiorani – il denaro che abbiamo versato nel 2004, in parte derivava da investimenti che conducevamo assieme ed in parte serviva a finanziare la sua attività da lobbista”. Palenzona, che allora era presidente della provincia di Alessandria, suo vice Daniele Borioli attuale candidato alla Camera per il Pd, in quanto: “Esponente della Margherita – ha detto ancora Fiorani – canale di collegamento con La Malfa, Patria, Cossiga e altri, aveva deciso di aiutarmi perché tramite Fazio ha potuto rientrare del Cda di Mediobanca. Fui infatti io ad organizzare un incontro tra Palenzona e Fazio affinché intervenisse su Salvatori, di Unicredito, per far nominare in Mediobanca Palenzona che in cambio si impegnava a svolgere la sua attività di lobbista in favore dello stesso Fazio nella discussione parlamentare del disegno di legge sul risparmio”. Fra gli esponenti dell’establishment finanziario del Nord, Palenzona era peraltro stato uno dei pochi ad appoggiare apertamente Fiorani sulla vicenda Antonveneta e soprattutto a difendere il governatore Antonio Fazio. All’incasso degli undici conti, solo uno era direttamente riferibile a lui, ed era stato chiuso nel 2000, gli altri erano intestati alla madre ottuagenaria, alla moglie e al fratello Giampiero. Dopo essere passato dalla Procura di Alessandria nel 2010 il fascicolo è finito a Lodi. Nei giorni scorsi la conclusione delle indagini preliminari con l’ipotesi di ricettazione. Una volta ricevute le memorie dei difensori, la pm Mantovani deciderà se chiedere il rinvio a giudizio o archiviare.
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