LA STRANA VICENDA DI “ENERGIA E TERRITORIO”, LA PARTECIPATA DELLA PROVINCIA CON IN PANCIA UNA SOCIETÀ FALLITA, UNA IN FIBRILLAZIONE ED UN MUTUO MOLTO STRANO CONCESSO DA MPS, LA BANCA DEL PD NELL’OCCHIO DEL CICLONE
di Anna Briano
Alessandria – È come in un giallo di Agatha Christie, dove s’inizia in modo tranquillo, se vogliamo perfino bucolico, per finire in un groviglio di eventi oscuri e drammatici che si risolvono nel finale a sorpresa con la scoperta dell’assassino. Anche stavolta, andando a indagare sulle vicende della Cosa Pubblica alessandrina, a livello provinciale, si segue il canovaccio di un anonimo resoconto di un’oscura commissione dei revisori e si finisce a toccare l’ostituto di credito più discusso del momento: la banca Monti dei Paschi di Siena. Lunedì 28 gennaio era un giorno come tanti, un po’ grigio, in questa città grigia, sepolto dalle carte di un grigio collegio dei revisori che continuava le verifiche del caso dopo che era finito un consiglio provinciale. Verso le tre del pomeriggio riprendeva l’esame delle partecipate della Provincia di Alessandria. Lorenzo Dutto, Alessandro De Faveri e Tina Corona facevano passare e ripasare le carte inerenti Energia e Territorio, una delle partecipate che, stranamente, fa capo, non all’ufficio competente, ma a Gianni Mogni direttore generale della Provincia stessa. Energia e Territorio ha in pancia due altri enti: Serco e Siweb, la prima ceduta a privati a valore zero, e la seconda fallita. E qui il giallo prende corpo perché abbiamo un cadavere (Siweb) ed un ferito grave in coma irreversibile (Serco). La cessione a valore zero di Serco è giustificata dal fatto che aveva nel corso del tempo accumulato debiti per varie inadempienze e allo stato attuale erano in essere diversi contenziosi. Ecco perché, secondo Mogni, vista l’impossibilità di saldare tali debiti, s’è deciso di proporre una transazione a compensazione del valore di vendita della società stessa. Il debito ammontava a circa 300.000 euro che sono stati compensati parzialmente con cinque anni di affitti della rete a banda larga (canone annuo 35.000 euro). Tuttavia (e qui il giallo si complica) la rete della banda larga è al l00% di E.T., ma alcune parti di essa erano state pignorate per ulteriori inadempienze contrattuali. Insomma è un colabrodo. Tutto ciò all’insaputa del collegio dei revisori, mentre Gianni Mogni si è affrettato a spiegare che aveva deciso di incaricare lo studio Fontana per fare chiarezza sulla situazione. Dalla relazione ricevuta dallo stesso studio, l’Ente decideva di mettere in liquidazione la Serco Srl e cedere le quote della società ai creditori in modo tale da chiudere tutti i contenziosi in essere. Peggior destino, come abbiamo visto, è toccato a Siweb che è proprio fallita, anche se solo oggi sono informati della cosa i revisori. Il motivo dell’insolvenza che ha portato al fallimento sarebbe dovuto al debito che la società aveva nei confronti di Ericsson. La provincia di Alessandria detiene il 70% delle quote di Siweb Srl, mentre la Provincia di Iinperia, sulla quale la Provincia di Alessandria ha cercato di allargare la propria attività in tema di Banda Larga, ha inaspettatamente revocato un appalto ad ET per la predisposizione della banda larga stessa e per un ulteriore inadempimento contrattuale. Qui il giallo subisce un’accelerazione perché quel contratto era garantito da una fidejussione firmata personalmente dal presidente della provincia Paolo Filippi per un importo di 340.000 euro, fidejussione immediatamente escussa dalla Provincia di lmperia attraverso la ex Cassa di Risparmio di Alessandria. Intanto la Cassa di Risparmio di Alessandria non esiste più essendo diventata Banca di Legnano ma quell’esposizione non è stata ancora ripianata e l’Ente Provincia non è ancora rientrato. Anche di questa vicenda non è stato informato il collegio dei revisori che, a questo punto, ha deciso che sia il caso, per la Provincia, di insinuarsi nello stato passivo del fallimento facendo anche azione di responsabilità nei confronti dell’amministratore delegato Rebora. Per quanto riguarda poi la partecipata Energia e Territorio, il Collegio dei Revisori ha chiesto la riduzione del capitale per perdite con la conseguente trasformazione in Srl e la fuoriuscita del collegio in carica. Inoltre, per ridurre i costi di gestione, si decide che ET sarà gestita da un amministratore unico in sostituzione del Cda e di ridurre i compensi e gli stipendi a dipendenti ed amministratori. Tutto ciò mentre l’attività di ET è stata trasformata da attività relatica alla banda larga in attivita di Servizi in House per l’ente Provincia di Alessandria. E qui viene il primo colpo di scena perché si decide di dislocare la sede di ET al Marengo Museum di Spinetta, una struttura enorme, inutile, nata per essere un museo ed ora ridotta ad essere sede di uffici distaccati della Provincia. Si decide a questo punto di beneficiare di un’ulteriore fidejussione della Provincia di 1,8 milioni, rilasciata nel 2008 per consentire ad Energia e Territorio di investire nel progetto della banda larga, che ora si chiama Progetto Stella. Chi copre la fidejussione? Ecco che il giallo si dipana in tutta la sua complessità e viene fuori il protagonista principale di tutta la vicenda perché spunta il Monte Paschi di Siena. Sì, avete capito bene, la banca che ha pagato 10 miliardi quel che ne valeva sei, eccetera eccetera e che qui da noi concede una fidejussione senza coperetura. L’istituto di credito controllato al 100% dal Pd ha infatti concesso la fidejussione due anni prima che si sottoscrivesse il mutuo a copertura che è datato 2010, approvato con delibera del consiglio provinciale. Per ora la Provincia di Alessandria sta pagando solo gli interessi (preammortamento), ma il mutuo andrà in ammortamento con capitale ed interessi con il 2014. Relativamente a questa operazione è stato effettuato un aumento di capitale di 1,2 milioni, passando da 800.000 euro a 2 milioni, in sostanza si sono utilizzati i soldi che avrebbero dovuto servire esclusivamente per la banda larga. Ed eccoci al gran finale. Il collegio dei revisori composto da Dutto, Corona e De Faveri non ci vede per niente chiaro e decide di denunciare la cosa alla Corte dei Conti che, sulla Provincia sta già indagando per i bilanci del 2010 e del 2011.
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