LA NUOVA MULTISERVIZI È ILLEGITTIMA E DOVRÀ ESSERE CHIUSA. IN QUESTO CASO ASPAL NON POTRÀ ESSERE LIQUIDATA. A RISCHIO IL POSTO DI LAVORO DI 88 DIPENDENTI. CERCHIAMO DI CAPIRE COS’È SUCCESSO.
di Andrea Guenna
Alessandria – Hanno un buco nello stomaco, quel buco che ti viene quando sei preoccupato, quando temi per il futuro, non hai una lira ma devi pagare il mutuo, le bollette ed hai da mantenere una famiglia senza avere la certezza del domani perché il tuo posto di lavoro, domani, potrebbe non esserci più. E quel buco d’ansia che hai nella pancia si allarga se la tua richiesta d’aiuto cade nel nulla, o, peggio, se qualcuno dice di averla raccolta ma poi sparisce. Ma come, quella riunione tanto attesa e tanto promessa? Perché non si fa? Cosa c’è che non va? Cosa sta succedendo? Queste le domande che si stanno facendo i dipendenti di Aspal, la partecipata multiservizi del Comune di Alessandria che, come le altre partecipate, vede il proprio destino appeso a un filo. Ieri avrebbe dovuto tenersi la riunione del consiglio di amministrazione, ma è saltata per l’assenza dei rappresentanti del Comune di Alessandria. Ed è il silenzio. Un silenzio angosciante che non promette niente di buono. I nostri pubblici amministratori scappano perché hanno paura, non sanno cosa dire ai lavoratori, forse si sono accorti che il destino di Aspal è legato a quello di Costruire Insieme, la nuova multiservizi che tuttavia, come da tempo noi di Alessandria Oggi scriviamo, è illegittima e va chiusa ex lege. Anche Anna Tripodi, direttrice di Aspal e Mariarosa Gheido presidente di Costruire Insieme non sanno cosa dire, perché in effetti da dire non c’è proprio niente. La verità è che siamo di fronte ad un disastro annunciato e la disperazione trasuda da un comunicato diramato ieri dai rappresentanti sindacali dove l’illusione ruba il posto alla realtà nel tentativo di lenire il dolore livido e muto dello sconforto: “Le lavoratrici e i lavoratori di Aspal attendono con grande speranza l’Assemblea dei soci di Aspal”, si legge, facendo riferimento ad un’assemblea che non c’è e non si sa quando ci sarà. E mentre accade tutto questo i servizi di Aspal sono chiusi dalla giornata di lunedì, e non ripartiranno. Il presidente Mauro Rogna si è dimesso: “Sono costernato dalla situazione – dice – il budget è zero, il socio unico (il Comune di Alessandria, n.d.r.) ha tagliato i fondi. Non ci sono margini, ma il sindaco continua a non ricevermi. E così non si può più andare avanti”. Tutto ciò mentre s’attende sempre quel benedetto piano industriale triennale che dovrà essere realizzato dal Consiglio di Amministrazione di Aspal. L’unica riunione che si è tenuta finora è quella a porte chiuse tra la sindaca Rossa, l’assessore Bianchi, Anna Tripodi e Mago Zac, il dimissionario ragioniere capo Antonello Zaccone che disbriga ancora le ultime pratiche prima di lasciare definitivamente la scrivania al successore che, tuttavia, non c’è ancora. Cosa si siano detti non si sa, ma c’è da scommettere che non sia nulla di buono per i lavoratori. Dalla riunione è uscito l’immancabile comunicato stampa diramato dalla loquace sindaca: “Abbiamo affrontato tutti i problemi della società Aspal accertando una situazione che si è via via complicata in conseguenza del quadro economico dell’azienda e della situazione finanziaria del Comune. Si è compiuto un passo importante condividendo la necessità di elaborare un piano industriale triennale che, partendo dalle disponibilità finanziarie, consenta il mantenimento del maggior numero possibile di servizi erogati da Aspal stessa”. È la solita minestra, ma di vero, in tutta questa storia, cosa c’è? Cerchiamo di capire. Tutto ha preso il via nell’agosto scorso quando la Giunta decideva di costituire una nuova Azienda Speciale, “Costruire Insieme”, che avrebbe dovuto gestire i servizi per i bambini fino a sei anni: nidi e materne comunali. Questi sciagurati e sinistri amministratori pubblici (ma prima o poi dovranno pur rispondere, come è giusto che sia, dei danni arrecati alla cittadinanza) non si sono accorti che la legge sulla spending review impedisce, soprattutto ai Comuni in dissesto come quello di Alessandria, di costituire nuove aziende. Loro, che si credono i più furbi del mondo, hanno studiato una scappatoia con la liquidazione di Aspal per far posto alla nuova partecipata. Ma ciò non toglie che sempre di nuova azienda si tratti e la legge non ne consente la nascita, sempre e comunque. Hanno fatto un po’ come Pierino cui il papà ha detto che quest’anno, essendo stato bocciato a scuola, non gli regalerà la bicicletta nuova. Pierino, che si crede furbo, lascia la bicicletta vecchia, ancora in ottimo stato, fuori, alle intemperie per un mese, per cui arrugginisce ed è da buttare. Ciò nella speranza che il papà gli compri una bici in sostituzione, ma il papà non molla e Pierino resta con quella vecchia tutta arrugginita. Ma siccome è ormai inservibile la butta via e va a piedi. La bicicletta arrugginita è Aspal cui la Giunta ha negato i trasferimenti. Si puntava tutto su Costruire Insieme ma la nuova multiservizi è illegittima e dovrà essere chiusa (la bicicletta nuova negata) e questo impedisce di fatto la liquidazione di Aspal. In mezzo ci stanno gli 88 dipendenti del Comune che hanno superato regolare concorso, cui doveva essere rinnovato l’incarico, e potrebbero essere assorbiti dalla nuova azienda per poi non poter rientrare per effetto delle sanzioni del patto di stabilità che il Comune sta pagando e pagherà ancora per qualche anno (non può acquistare quote, aziende e non può assumere).
Tornando alla vicenda, a questo punto saliva la preoccupazione e il Consiglio Comunale decideva di chiedere un parere alla Corte dei Conti per verificare se “Costruire insieme” fosse stata costituita in piena legittimità, mentre 88 dipendenti avrebbero dovuto essere temporaneamente assegnati alla nuova azienda attraverso il meccanismo del “distacco funzionale” che, praticamente, non recide il cordone ombelicale attraverso il quale sono legati al Comune. Naturalmente la sindaca Rossa quel parere alla Corte dei Conti non l’ha mai chiesto e siamo daccapo. Qui si tratta del destino di maestre d’asilo e di assistenti cui era scaduto il contratto e che per rinnovarlo sono stati dirottati subito alla nuova società che, tuttavia, è di proprietà del Comune al 100%. In primo luogo l’assunzione, ancorchè indiretta, per la legge sulla spending review non sarebbe stata possibile in quanto i Comuni in dissesto non possono assumere, mentre il Comune di Alessandria lo ha fatto attraverso la partecipata. Ma ancora più importante è il rischio che quei dipendenti, nel caso in cui fosse ceduto il ramo d’azienda che li interessa direttamente, perdano il posto in Comune per passare ad una cooperativa che li assume a tempo determinato. A questo proposito l’ex sindaco di Alessandria Piercarlo Fabbio, oggi capo dell’opposizione in Consiglio Comunale, ha presentato un’interpellanza che riteniamo meritevole di attenzione e che pubblichiamo sotto.
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