Alessandria – Dove si mangia e si beve bene è necessario preservare la tradizione perché la vita è corta e, per quanto possibile, alla faccia dei vizi capitali fra i quali si annovera quello di Gola (ovvero abbandono ai piaceri della tavola) stare a tavola davanti a piatti saporiti bevendo ogni tanto vini aristocratici è uno dei modi migliori per passare il tempo. Se poi, mangiando, si scorgono dalla finestra un po’ appannata le deliziose colline piemontesi (Langhe, Roero e Monferrat) che nulla hanno da invidiare a quelle toscane (mancano solo un po’ di cipressi) il gioco è fatto. Il paradiso terrestre può essere qui da noi e la Commissione nazionale Unesco ha inoltrato a Parigi quella del “Paesaggio vitivinicolo delle Langhe- Roero e Monferrato” quale unica candidatura italiana alla Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità per il 2014. La provincia di Alessandria è interessata da tre importanti aree del Monferrato: Acquese, Casalese e Ovadese. Ma siamo in Italia e subito scattano le polemiche. “Questa candidatura, che premia le tipicità ed i paesaggi del vino, rispetto alla precedente proposta premia il Casalese e penalizza l’Ovadese – dice Massimiliano Olivieri, viticoltore e sindaco di Carpeneto -. L’approvazione della candidatura cancella definitivamente la precedente anche se a distanza di due anni non è arrivata nessuna comunicazione ufficiale, nonostante i piccoli comuni avessero partecipato a vari tavoli istituzionali,attivandosi per sensibilizzare la popolazione. Risponde la Cia di Alessandria: “La candidatura Unesco è un’opportunità unica, il riconoscimento alla qualità e alla tipicità dell’agricoltura, ha sottolineato la Cia di Alessandria, all’indomani dell’approvazione”.
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