UNA BONIFICA (FINTA) CHE DURA DA QUASI 40 ANNI E COSTA UN SACCO DI SOLDI (VERI).
di Franco Traverso
Serravalle Scrivia (AL) – Per la vicenda Ecolibarna c’è un solo aggettivo possibile: oscena! E per quanto riguarda i vari reggitori della cosa pubblica di Serravalle Scrivia che si sono succeduti negli anni, dal sindaco in giù, l’aggettivo è: spudorati! Per i serravallesi, o parte di essi, ve n’è un terzo: minchioni! Dopo oltre trent’anni si parla ancora di bonifica dell’Ecolibarna. In oltre 30 anni si sono fatte solo parole, spesi un sacco di soldi, dato da mangiare ad una schiera di studi tecnici che hanno ripresentato pedissequamente gli stessi progetti. Ma a Serravalle Scrivia nessuno dice niente. Anzi c’è sempre qualcuno che propone di costituire una commissione comunale per risolvere il nodo della bonifica di Ecolibarna! Ora si viene a sapere che si passerà dalla fase straordinaria a quella ordinaria per la bonifica del sito, perché è terminato l’incarico conferito al commissario prefettizio per la sua messa in sicurezza dopo quasi dieci anni di proroghe. Non hanno fatto niente o quasi ed ora il pallino passa ad un incompetente in materia di bonifiche come l’assessore Lino Rava (Pd) che è uno che nella vita costruisce palazzi ma, tuttavia, è l’assessore all’ambiente della Provincia. Si fa come a militare dove il cuoco viene mandato a guidare i camion e il camionista a fare il cuoco. Ma non basta perché ad appesantire la vicenda ci si mette anche la burocrazia italiana in quanto l’assegnazione della gestione ordinaria della bonifica deve avvenire con un decreto del ministero dell’Ambiente, trattandosi di un sito di interesse nazionale. E si parla bellamente di lavori della seconda fase di messa in sicurezza già approvati, ma che devono essere ancora appaltati. Si tratta della continuazione del muro di contenimento per impedire alle acque reflue di attraversare la montagna di rifiuti, contaminandosi, e andando poi a confluire in falda. Il progetto è del politecnico di Torino, e i lavori seguiti passo passo anche da Arpa e da Srt, ex consorzio rifiuti. Naturalmente non poteva mancare un comitato spontaneo che teme sempre che vengano vanificati anni di sforzi per arrivare ad un progetto di messa in sicurezza, anche perché il passaggio alla gestione ordinaria potrebbe far venire meno lo stanziamento di ulteriori fondi e quindi potrebbe finire il tempo delle vacche grasse.
Non più tardi di sei mesi orsono il nostro opinionista Guido Manzone sulla vicenda dell’Ecolibarna scriveva: “Ci risiamo un’altra volta con l’incompiuta bonifica della raffineria Ecolibarna di Serravalle i cui interminabili lavori, già costati decine di miliardi di vecchie lire, durano ininterrottamente da 40 anni. Si è così battuto con certezza ogni record mondiale di settore, facendo schiattare di invidia i più dissennati e prodighi dissipatori del pubblico denaro del Sud Italia. Ennesima prova, di cui peraltro non c’era alcun bisogno, che i mafiosi sono solo ragazzotti un po’ ingenui e pasticcioni in confronto ai mandrogni incrociati con i genovesi. (…). La storia inizia quando un’arcaica raffineria, specializzata nel recupero di oli esausti, viene dismessa e trasformata, illegalmente, in discarica di rifiuti industriali. Ciò che faceva era il segreto di Pulcinella. Lo sapevano tutti, compresi i neonati meno chi, per legge, avrebbe dovuto impedirlo nonché le forze dell’ordine, evidentemente in altre faccende affaccendate e pertanto non in grado di vedere un traffico di autocarri degno degli intasamenti della tangenziale di Milano. E così i grandi serbatoi dell’Ecolibarna si riempirono delle cosiddette melme acide di raffineria. Una micidiale miscela di acido solforico, paraffina e residui vari di lavorazione del petrolio greggio. Seppelliti qua e là nel recinto dell’azienda vi erano pure tonnellate di zolfo che veniva dalla desolforazione dei combustibili come benzina e gasolio. Ammucchiati negli spiazzi interni vi erano pure montagne di scatole di medicinali scaduti o mal confezionati nonché quantitativi enormi di costosissimi cosmetici, anch’essi mal confezionati che, alle analisi, risultavano essere solo grassi animali di vario genere emulsionati con acqua ed addizionati con sostanze antibiotiche per non farli irrancidire. Il problema era dato dallo smaltimento delle melme acide che bisognava trattare e neutralizzare. E così si iniziò a fare con razionali criteri scientifici. Ma a questo punto avvenne un vero e proprio miracolo contro cui non si prese alcun provvedimento poiché in Italia nessuno si permette di mettere in dubbio gli eventi miracolosi. I serbatoi svuotati di giorno, di notte si riempivano misteriosamente facendo sembrare un banale giochetto l’evangelica moltiplicazione dei pani e dei pesci. Che si trattasse di qualcosa di soprannaturale, al di là delle umane capacità, non c’è dubbio alcuno poiché non si riuscì mai a trovare la raffineria da cui provenivano le melme acide insieme allo zolfo, ne si videro mai, in alcuna occasione, i tir che li trasportavano. Siamo perfettamente convinti che scoprire i responsabili fosse assai difficile. Infatti, come è noto a tutti, in valle Scrivia le raffinerie si contano a migliaia e tutti, pensionati compresi, ne posseggono almeno un paio e non c’è solo quella di Garrone con partecipazioni del Vaticano”.
Quando era assessore all’ambiente della Provincia di Alessandria negli anni ‘80, Emilio Andreoletti, ottima e civile persona che capiva di problemi ambientali, fu creata una squadra di consulenti di settore di altissimo livello ed estremamente efficiente che comprendeva il preside della facoltà di geologia di Genova, il docente di chimica industriale dell’università di Pavia, un medico tossicologo e l’esperto ambientale (Lo stesso Guido Manzone) autore del progetto di bonifica dello Scrivia che conosceva bene i problemi del territorio di Serravalle Scrivia. Erano pagati pochissimo, più che altro formalmente, l’equivalente di alcune centinaia di euro al mese, ed avevano iniziato a bonificare l’area dell’Ecolibarna. Principalmente occorreva smaltire le melme acide di raffineria provenienti dalla raffineria Garrone con cui si erano colmati alcuni serbatoi. Vi erano poi enormi quantità di medicinali scaduti, ancora inscatolati, ma smaltirli non costituiva nessun problema essendo l’inquinamento costituito dalla carta delle scatole e dalla plastica o vetro dei tubetti. Se non che la bonifica, che aveva cominciato a funzionare bene, fu tolta alla Provincia e passata al Prefetto e cominciò un inconcludente balletto durato circa 40 anni. Mentre i rifiuti nell’area dell’Ecolibarna anziché diminuire crescevano per il semplice fatto che nella notte ne scaricavano o seppellivano di nuovi. Dopo queste deprecabili e costosissime vicende, il gioco è tornato alla Provincia in un palleggio il cui unico scopo è coprire la responsabilità delle malversazioni. Come abbiamo visto, l’attuale assessore provinciale all’ambiente, Lino Rava non è assolutamente preparato a fare il suo mestiere e non c’è in provincia nessuno che ne capisca qualcosa. Andrà a finire che i lavori saranno affidati alla solita ditta di amici e di amici degli amici magari inventata per l’occasione sul tipo di quella assolutamente incompetente cui è stata affidata dal Comune la bonifica dell’amianto (che non c’era) nel teatro di Alessandria col risultato di farlo chiudere. La domanda è una sola: è mai possibile che in Italia non vada mai in galera nessuno – a parte gli extracomunitari beccati dai carabinieri con un grammo di marijuana in tasca – anche quando le malversazioni (per non dire rapine di denaro pubblico) sono sotto gli occhi di tutti e durano decenni? A Serravalle Scrivia ciò è possibile. Complimenti!
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