di Max Corradi
Alessandria – Le ferrovie italiane di oggi non hanno perso solamente il confronto con quelle di Camillo Benso Conte di Cavour (1860 circa), ma sono state stracciate da quelle del Ventennio (1922 – 1943) quando funzionavano benissimo, i treni erano in perfetto orario, gli agenti della polfer non avevano la barba lunga, i capelli sporchi, la pancia, non masticavano la gomma americana e non fumavano in servizio. I capostazione erano l’espressione della massima efficienza, sempre in divisa pulita e in ordine. I treni erano pulitissimi, caldi d’inverno, puntuali. Insomma, oltre che nel calcio, col doppio campionato del mondo vinto in rapida successione (1934 – 1938) dagli azzurri in quattro anni, anche per quanto riguarda i treni l’Italia Fascista e Proletaria ha stravinto nei confronti di questa italietta democratica e litigiosa, dominata dai ladri e dagli incompetenti. Gentaglia che, se non facesse politica, finirebbe sotto i ponti o in galera, o ad insegnare all’università. I treni non funzionano mai, i comitati dei pendolari sono una burletta e non servono a niente, e tutto va a catafascio. L’ultima è di martedì sera quando, intorno alle 21,05, il treno regionale 2174 Genova-Torino partito alle 20,45 da Genova, che avrebbe dovuto fermarsi ad Arquata Scrivia alle 21,15 circa (il circa è ormai d’obbligo dati i ritardi cronici), con a bordo un mucchio di pendolari, nella galleria tra Mignanego e Ronco Scrivia non voleva saperne di andare. Si è piantato come un mulo e non c’è stato niente da fare. Dopo due ore e mezzo, quando è ripartito (meno male che non passava nessun altro treno su quel binario), i viaggiatori sono stati informati (che tempismo!) che si era guastato il locomotore (ma va?). Mentre il treno era tragicamente fermo in galleria, l’illuminazione nei vagoni era spesso intermittente e la temperatura si è abbassata. Per tutto il tempo le ferrovie non hanno offerto la benché minima assistenza: né acqua, né qualcosa di caldo o, data l’ora, qualcosa da mangiare. Due ore e mezzo passate al freddo, nel timore che arrivasse qualche treno che, data la nota inettitudine dei nostri ferrovieri, poteva non essere stato avvisato che di treno ce n’era un altro fermo in galleria col pericolo concreto di un tamponamento fra i due convogli. Alla fine, verso le 23,30 è arrivato un altro locomotore che ha riportato tutti a Genova a velocità ridottissima. Da lì un altro treno, che sarebbe dovuto partire molto prima, ha riportato tutti in Piemonte, giunti ad Arquata intorno all’una di notte!
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