I FRUTTI DELLA TERRA SONO SICURI E NON SENTONO LO SPREAD
Alessandria (a.g.) – La crisi morde ancor di più qui in provincia di Alessandria dove il capoluogo è in dissesto. Ma non tutti i settori la sentono perché quello agricolo è in controtendenza. Nel 2012 le assunzioni sono aumentate del 10% e il trend non sembra arrestarsi per cui non è azzardato affermare che l’agricoltura potrebbe essere il jolly che spariglia i giochi. Se negli altri settori è ormai una caporetto, con particolare riferimento a quello metalmeccanico, la sana e vecchia campagna alessandrina sta conoscendo una seconda giovinezza. “Oggi l’agricoltura – dice il presidente di Confagricoltura di Alessandria Gian Paolo Coscia – è un settore vitale, innovativo, con grandi potenzialità di crescita e nuove opportunità per i giovani”. In provincia di Alessandria si coltiva di tutto, si produce ottimo vino, ci sono ottime carni. L’incremento demografico e l’allargamento del mercato richiedono maggiore produzione che si ottiene, restando ferma l’estensione territoriale coltivabile, migliorando la produttività in virtù di una tecnologia innovativa. “Abbiamo delle eccellenze – spiega il presidente di Confagricoltura – che vanno dalla vitivinicoltura alla produzione casearia. Il livello tecnologico delle nostre aziende è di prim’ordine, per questo siamo competitivi”. Le aziende sono circa 5000 per un totale di circa 30.000 addetti. Quasi tutte sono a conduzione famigliare e la mano d’opera è ancora a tempo determinato. “Più che altro si tratta di contratti stagionali – spiega il presidente Coscia – ma non è escluso che, se la tendenza generale fosse confermata nel tempo, l’agricoltura alessandrina potrebbe diventare un vero e proprio sbocco per quanto riguarda il mercato del lavoro”. Se negli altri settori produttivi alessandrini si fa ricorso alla cassa integrazione in agricoltura si torna ad assumere. “Il lavoro dipendente del settore agricolo – dice Coscia – rappresenta una quota sempre più importante, sia in termini quantitativi che qualitativi e, nonostante la congiuntura, lo scorso anno l’occupazione ha continuato ad aumentare”. Sono sempre di più i quaranta cinquantenni espulsi dal mercato del lavoro che finiscono a lavorare in campagna. Più complesso il discorso dei giovani disoccupati che vorrebbero iniziare un’attività in proprio: “Mettere su un’azienda – spiega Gian Paolo Coscia – richiede un investimento molto oneroso e le banche non sono sempre disposte a dare soldi. A meno che un giovane non erediti quella di famiglia, come accade quasi sempre, per ora è difficile partire da zero”. Secondo stime attendibili, perché un’azienda agricola sia produttiva, servono almeno 50 ettari di terra che costano 1,5 milioni di euro, una cifra proibitiva.
Leave a Reply
Devi essere connesso per inviare un commento.