L’ONOREVOLE MARIO LOVELLI (PD): SOLO IL RICORSO ALLA DECRETAZIONE D’URGENZA PUÒ SALVARE I POSTI DI LAVORO DELL’ILVA
di Andrea Guenna
Novi Ligure – L’Ilva di Novi ha due settimane di vita, poi, quando saranno finite le scorte, se lo stabilimento di Taranto non ripartirà, anche quello di Novi dovrà chiudere con 780 lavoratori che resteranno senza lavoro. Lo stabilimento novese infatti si rifornisce da quelli di Taranto e i due stabilimenti insieme hanno un destino comune. Il sindaco Lorenzo Robbiano ha scritto a Monti affinché trovi una soluzione che consenta la ripresa della produzione ed il rilancio dell’azienda. Lunedì in consiglio comunale si è dibattuto a lungo sulla chiusura dell’Ilva e sulle gravissime conseguenza per tutto il gruppo. A inizio seduta il sindaco ha informato l’assemblea dell’annuncio, ufficializzato dal Gruppo Riva in un comunicato, di chiudere tutti gli impianti dello stabilimento di Taranto. Robbiano si è detto molto preoccupato, così come preoccupati si sono detti tutti i consiglieri comunali nei loro interventi. “Oggi siamo in assemblea straordinaria – dice Mirko Ogliaro di Fiom Cgil – mentre domani sarà sciopero di otto ore, anche se non staremo fermi perché andremo a Roma per far sentire la nostra voce mentre al tavolo riunito da Monti si deciderà del nostro futuro”. Infatti domani due pullman di lavoratori e sindacalisti partiranno alle cinque del mattino davanti allo stabilimento di Novi alla volta della capitale. “La situazione è gravissima – dice Antonello Dellomo della Uilm – e la nostra presenza davanti a Palazzo Chigi serve come tangibile testimonianza della nostra lotta per la vita dello stabilimento. Non ci fermeremo”. C’è molta attesa per la riunione convocata a Palazzo Ghigi dal premier Monti. Secondo il deputato novese Mario Lovelli per venirne a capo si potrebbe ricorrere a un decreto legge: “Non c’è tempo da perdere e la decretazione d’urgenza mi sembra l’unico modo per garantire una rapida soluzione. Bisogna però che ciascuno faccia la propria parte – dice il deputato novese – a cominciare dalla proprietà dell’Ilva che si deve assumere la responsabilità di aver decretato la chiusura dello stabilimento di Taranto”. Data l’importanza dello stabilimento di Novi Ligure questa fase interessa tutta la provincia di Alessandria. “A risentire della chiusura sono anche una decina di aziende esterne che lavorano per l’Ilva – dice Alberto Pastorello della Uilm – per un totale di circa 500 dipendenti. Con quelli dell’Ilva sono circa 1300 i lavoratori che rischiano il posto d lavoro”. Il presidente Paolo Filippi è preoccupatissimo: “Non si può separare il problema occupazionale da quello della salute pubblica. Mio padre è morto per l’amianto di Casale e per questo motivo sono particolarmente sensibile all’aspetto della sicurezza e della salute sul lavoro. Bisogna trovare una soluzione in tempi brevi – dice il presidente della Provincia – e per questo potrei anche andare a Roma insieme ai lavoratori dell’Ilva, o potrebbe andarci qualcuno della Giunta. Sarebbe un bel gesto, un gesto dovuto”. E a Roma ci sarà Graziano Moro, assessore provinciale ai lavori pubblici che è di Novi ed ha molto a cuore le sorti dello stabilimento siderurgico novese: “Non mancherò alla manifestazione degli operai dell’Ilva – dice Moro – cui parteciperò con la speranza che si faccia presto e bene nell’interesse di tutti”. Per molti il governo gioca un ruolo determinante. “Chiediamo al governo di essere parte terza – dice Mirko Ogliaro della Fiom – e che si assuma la piena responsabilità per decretare il commissariamento dell’Ilva e garantire la produzione in piena sicurezza”. L’Unione Industriale di Alessandria per ora non vuole rilasciare dichiarazioni ma è del tutto evidente che da parte sua è tanta la preoccupazione per le gravissime ripercussioni della crisi sull’intero indotto composto principalmente da autotrasportatori., piccole aziende siderurgiche e manifatturiere della provincia di Alessandria. La chiusura dell’Ilva è rimbalzata anche in consiglio regionale. “Abbiamo presentato un ordine del giorno – dice Rocchino Muliere, novese, consigliere regionale per il Pd – con cui si chiede alla Regione di attivarsi per la soluzione della crisi che riguarda anche gli stabilimenti piemontesi di Novi e Racconigi per un totale di mille dipendenti oltre a tutto l’indotto. L’altra preoccupazione – conclude Muliere – è che l’interruzione degli stabilimenti significa privare il nostro paese e la nostra regione di una produzione importante. Credo e spero che l’incontro di domani, favorisca la soluzione riuscendo a coniugare il diritto al lavoro con quello alla salute perché un diritto non nega l’altro”.
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