DECAPITATA L’ILVA DI TARANTO CHE CHIUDE. IN PERICOLO TUTTI GLI STABILIMENTI DEL GRUPPO COMPRESO QUELLO DI NOVI (800 DIPENDENTI).
Novi Ligure (AL) – L’annunciata chiusura dell’Ilva di Taranto che segue la “retata” della Magistratura che ha proceduto all’arresto di sette dirigenti del gruppo siderurgico e messo sotto inchiesta il presidente Bruno Ferrante, trascinerà anche gli altri stabilimenti di Genova Cornigliano e Novi Ligure che si approvvigionano dalla casa madre pugliese. Avvisi di garanzia contro il presidente dell’Ilva Bruno Ferrante e il direttore dello stabilimento di Taranto, Adolfo Buffo, il sequestro dei prodotti finiti e dei semilavorati. Arresti per misura cautelare in carcere per Fabio Riva, per l’ex direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso e per l’ex responsabile delle relazioni istituzionali Girolamo Archinà. Per il patron del gruppo, Emilio Riva, gli arresti sono domiciliari. E sono stati concessi anche per il professore universitario Lorenzo Liberti, consulente dei pm e incastrato dalle immagini che lo ritrarrebbero in un autogrill mentre intasca una mazzetta di 10.000 euro dall’Ilva, per una consulenza ammaestrata. Altri due arresti domiciliari sono stati concessi all’ex assessore provinciale all’Ambiente, Michele Conserva, Pd, e per Carmelo Delli Santi, della «Promed Engineering Srl» di Taranto. La nuova bufera giudiziaria rischia di travolgere la grande acciaieria. Più che per le misure di custodia cautelari personali, il provvedimento del gip Patrizia Todisco rischia di trasformarsi in un bollettino di morte per lo stabilimento per la decisione di sequestrare “i prodotti finiti e semilavorati destinati alla vendita, ovvero al trasferimento in altri stabilimenti del gruppo”. La tesi degli inquirenti è che nonostante il sequestro dell’area a caldo, in vigore dalla fine di luglio “che prevedeva l’utilizzo degli impianti al solo fine del risanamento e blocco delle emissioni nocive in atto, e non della produzione l’azienda avrebbe continuato a produrre e inquinare. E i semilavorati e il prodotto finito non sono altro che “il prodotto dei reati contestati”. Nel corso della conferenza stampa al Comando provinciale della Guardia di Finanza, il procuratore Franco Sebastio, ha letto un passaggio della ordinanza di custodia cautelare, quello in cui il gip ricorda che “il diritto alla salute e alla vita non accettano compromessi di sorta, e tutti devono cedere il passo, anche il diritto al lavoro”. Così li mandiamo tutti a casa disoccupati a morire di fame. “Il sequestro della produzione disposto dalla magistratura – ha fatto sapere la proprietà – comporterà in modo immediato e ineluttabile l’impossibilità di commercializzare i prodotti e, per conseguenza, la cessazione di ogni attività nonché la chiusura dello stabilimento di Taranto e di tutti gli altri del gruppo che dipendono, per la propria attività, dalle sue forniture”. In contrasto col forse troppo solerte magistrato tarantino, per l’Ilva non ci sarebbe pericolo per la salute pubblica e, a questo proposito, il secondo gruppo siderurgico d’Europa mette a disposizione sul proprio sito le consulenze, redatte dai maggiori esponenti della comunità scientifica nazionale e internazionale, che attestano la piena conformità agli standard di legge delle emissioni dello stabilimento sotto inchiesta. Fim, Fiom, Uilm, sono sul piede di guerra per l’annuncio da parte dell’azienda che intende mettere in mobilità i circa 5.000 lavoratori dell’area a freddo dello stabilimento di Taranto. Per lo stabilimento di Genova c’é materiale ancora solo per una settimana (1.600 lavoratori) e per Novi Ligure per due (800 lavoratori). Ma anche le altre strutture del gruppo sono a rischio chiusura come quella di Racconigi (80 lavoratori), Marghera (120 lavoratori) e Patrica.
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