Capra tira i cordoni della borsa dell’Alessandria Calcio?
O 10 punti nelle prossime 5 partite (meglio 12 su 6) oppure il giocattolo Alessandria Calcio 2012/2013 rischia di grippare. Da indiscrezioni uscite dalla tana dell’Orso trapelano notizie inquietanti relative all’armonia che regna fra i dirigenti. Un’armonia da sempre spacciata ma che non ha mai sostanzialmente fatto parte del DNA di questa gestione. Andiamo con ordine: chi tira fuori i soldi, in caso di risultati sportivi inferiori alle attese, sta pensando di dare un drastico taglio alle uscite. Chi invece, fra gli azionisti, vuol continuare ad andare avanti con questi uomini e con questo trend di esborsi economici sono coloro i quali non possono finanziare questo bagno di sangue. Strano destino quello di Capra: lui sta come un pesce nell’acqua all’Aurora, dove ha evidentemente trovato la sua dimensione, ma è come un pesce fuor d’acqua tra i Grigi dove è stato chiamato ad impegnarsi in una avventura che non sente sua in un calcio, quello professionistico, che non lo coinvolge, il tutto assieme a compagni di strada coi quali (la maggior parte) non ha dialogo. Come se non bastasse il nostro architetto deve pagare praticamente per tutti e, mentre i soci, nel settembre scorso e con il vento in poppa, spiegavano quanto erano stati bravi a scegliere DS, allenatore e giocatori, oggi lui dichiara, con tempi e modi purtroppo infelici, che senza aiuti di altri imprenditori siamo al capolinea. Così, agli occhi della città, lui sarebbe il cattivone mentre gli altri (se tutto va bene) passeranno alla storia come i Boniperti della plaga, benché il solo La Rosa (team manager) pare l’unica volpe nel pollaio, forte di un’esperienza di dirigente a livello professionistico che nessuno fra gli azionisti può vantare. Comunque, se il progetto targato Pavignano dovesse rivelarsi inadeguato, esattamente come “l’ottobre nero” del campo tende a dimostrare, sarà proprio lui, il Presidente senza portafoglio, foto o non foto sul poster, l’indiziato n°1 del rovescio sportivo della stagione, e sarà lui a dover pilotare la campagna di smantellamento di gennaio (vedi cessione di Degano e quant’altri fossero richiesti). A nulla è valso infatti schermirsi dietro il ritornello “abbiamo promesso solo di fare bene” se l’attuale stagione costa come un ambizioso campionato di C1 da altre parti, se a giugno non hai azzeccato uno straccio di under e se, soprattutto, hai individuato un settore tecnico che, a oggi, non ci pare mentalmente adeguato ad operare in una piazza come la nostra. Vista la situazione odierna infatti ci pare si sia fin qui abbondato in sicumera, slogan velleitari e finta umiltà, senza tener conto che ad Alessandria abbiamo visto lavorare personaggi che sono poi andati in serie A o che da quella serie sono arrivati. D’altra parte il nostro Ds e il nostro Mister, quando sono arrivati in riva al Tanaro, sapevano che, quando si fa bene ad Alessandria, le proprie prospettive di carriera si schiudono: questa infatti è considerata una piazza rognosa, quindi attendibile banco di prova per professionisti del calcio. Per carità, addetti ai lavori che qui non sono stati capiti o sono stati sopravvalutati ce ne sono stati, ma delle favolette da libro cuore ne abbiamo fin sopra i capelli e, ormai già lo sappiamo: chi invoca umiltà la pretende dagli altri ma spesso non la pratica. E mentre noi discettiamo, il buon Gigi Capra continua a pensare :” …e io paaago” (compreso l’ammanco di cassa dell’agosto scorso, mai restituito e del quale non è ancora stato individuato e punito il colpevole).
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