Aprile 2012 Si presentano i nuovi proprietari dell’Alessandria Calcio che, a vario titolo, erano già presenti nella vecchia compagine che, grazie al decisivo intervento della politica, aveva salvato il club dal fallimento economico e sportivo targato Veltroni (individuato anche lui dalla politica ma di segno opposto). Sono Capra, Bonanno, Bianchi e Pavignano, ognuno con quote diverse ed ognuno con impegni economici diversi, impegni, per alcuni di loro, già affrontati anche durante la precedente gestione la stagione sportiva 2012/2013;Pavignano viene quindi nominato Presidente e Camagna cooptato nel CDA.
Allora, oltre all’organigramma societario, comunicano pure di aver anticipato previsti il loro insediamento per avere a disposizione tempi tecnici ragionevoli al fine di predisporre programmi e uomini per affrontare il nuovo campionato, visto che la salvezza di quello in corso era virtualmente ottenuta. Due mesi dopo ( un’era geologica nel calcio), e dopo aver battuto colpevolmente troppe false piste ( ricordiamo i nomi di Marcellini DG, Braghin e Zocchi DS, Roselli allenatore), arriva il giorno dell’Annunciazione: è nato er pupo!
Giugno 2012 Il programma prevede una squadra “ggiovane”, via i vecchi contratti pluriennali molto pesanti e ingaggio di talentini del ‘ 92 o ancora più imberbi. Si sceglie la via del “minutaggio” (peraltro una sola squadra nei 2 gironi di C2 non adotta questa linea) e ci presentano pure le due colonne portanti del progetto : il ggiovane Direttore Sportivo Menegatti (ex Giacomense ), il quale dichiara di “sposare il progetto ggiovani” e di rispettare il budget fissato in 1 milione e mezzo di euro. A ruota si presenta l’allenatore Cusatis il quale ha dominato nel 2011/2012 il nostro girone con la Pro Patria nella sua stagione d’esordio titolare di una panchina professionistica. Lui, in quella circostanza dichiara invece, tra l’altro, “ spaccherò il Moccagatta “, oppure “riempirò lo stadio con la qualità del gioco espresso dai Grigi” o “ datemi dei giovani che so io come farli diventare calciatori veri” (tutte frasi ricavate dagli articoli entusiastici dei giornalisti sportivi mandrogni). Questo il libro dei sogni. Passiamo invece alla realtà.
Agosto 2012 La campagna trasferimenti va all’esatto contrario di quella immaginata: i giocatori da cedere rimangono ( a parte Martini che bastava un annuncio su E Bay per piazzarlo tanto più gratis), degli anziani svincolati se ne confermano due e i curricula dei giovani approdati in riva al Tanaro non incantano nessuno (e diciamo nessuno perché siamo generosi). Nel frattempo i giocatori che avevano “bucato” nella passata stagione per motivi tecnici, fisici o ambientali, vengono reintegrati in rosa e, dopo adeguata “spalmatura” dei loro lauti ingaggi, (ri)diventano l’asse portante della squadra. Tutto ciò porta inevitabilmente ad uno sforamento sul budget annunciato solo (!) dell’80 % ma i fumosi obbiettivi di giugno non vengono ridefiniti per non fare la figura dei “tre pollastroni” ( vedi Presidente, DS e allenatore) . Purtroppo questi signori non si sono evidentemente resi ancora conto che dirigono e operano in una piazza che la puoi menare per il naso per un po’ ma poi la memoria storica dell’Alessandria calcistica emerge ed allora diventano difficili da gestire anche le situazioni elementari. Difatti, almeno secondo noi, la strategia iniziale è stata stravolta e il profilo della stagione agonistica ha preso una piega sbagliata e, anche se qualche buon risultato dovesse arrivare, sarà frutto non di una programmazione logica ma di quella quota di imponderabile che fanno del calcio il gioco più bello del mondo.
Ottobre 2012 Dopo un settembre pieno di risultati positivi ma anche di momenti contradditori si vola alto. La trasvolata si ferma quando si incappa in tre sconfitte edulcorate da un pareggino casalingo contro la cenerentola, la quale non ci fa beccar palla e ci regala pure il gol del pareggio in extremis. Neanche stavolta c’è qualcuno che comincia denunciare limiti e difetti : né la Società, né il DS, né il Mister, né tantomeno la stampa alessandrina che bolla quella prestazione come un incidente di percorso senza gravi conseguenze. In realtà è probabile che si siano sopravvalutate certe vittorie e la loro autentica valenza tecnica e siano stati sottovalutati invece certi campanelli d’allarme. Ma si sa, quando le analisi critiche nel calcio si fanno partendo dai risultati ogni settimana si racconta e ci si racconta una storia diversa che non è quasi mai quella giusta.
Novembre 2012 Che fare adesso? Chiedere all’allenatore di cambiare modulo non è praticabile ( sarebbe come chiedere a Moira Orfei di declamare l’Odissea in mondovisione in greco antico) per cui sarà necessario attendere ancora un ciclo di 5/6 match e, se i problemi della squadra non dovessero attenuarsi ( almeno stavolta a prescindere dai risultati raccolti…), sperare che Cusatis torni sua sponte nell’alta Lombardia assieme al suo staff. Quindi avere già nel cassetto una strategia elaborata con il Direttore Sportivo che preveda o il rafforzamento con l’ingaggio di tre titolari (di cui due under fra cui un portiere, missione questa disperata ma non impossibile); alternativa estrema: si lasci partire Degano, si punti ad un banale 4-4-2 e si rivedano programmi e budget con un vecchio e collaudato mestierante in panchina per vivacchiare fino a fine stagione. Avanti così il rischio che si corre è quello di spendere una follia senza, come si dice, “vedere il papa” e ritrovarci l’anno prossimo esangui, senza giovani di valore, senza prospettive e, magari, anche senza dirigenza, avendo ( ancora una volta) giocato a sproposito il Jolly che la classe politica qui da noi ogni tanto ci concede. Nel frattempo i tifosi e la critica sportiva dovrebbero stare vicino alla squadra e a questo allenatore perché solo così, dando forza e fiducia, c’è la possibilità di salvare questa stagione sportiva e continuare a rimanere agganciati al carro della promozione, gratificando così gli sforzi e le aspirazioni di tutti. Se con questo budget stravolto in corso d’opera infatti non si riuscisse a giocarsi la promozione in C1 fino all’ultimo ci dobbiamo condannare al ritiro forzoso in convento la dirigenza e gli attuali stipendiati per mesi tre consecutivi, con tanto di esercizi spirituali e cilicio da portare sotto la tuta; in più dovrà essere loro distrutta sulla pubblica piazza l’iscrizione individuale alla FIGC e trasformare il Mocca in un Palazzo del Ghiaccio giusto per organizzare i campionati di pattinaggio artistico e, visto come ci hanno regolato il Valle d’Aosta e il Bassano su un campo di calcio, cercheremo una rivincita su “ terreni” a loro più congeniali. Una cosa è certa, se si ripete un altro filotto come quello appena vissuto, il vecchio Moccagatta non reggerà il ridicolo e si spaccherà da solo, anche senza l’intervento del “bel gioco” di Cusatis…
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