Alessandria – “Artico Sindaco”, così diceva uno striscione dei tifosi della curva al Moccagatta quando il nostro bomber furoreggiava a suon di gol, uomo simbolo della corrazzata che ha dominato il campionato di Serie D, cinque anni orsono. Per chi ha la memoria corta ci piace ricordare che il presidente in allora era Gianni Bianchi, il direttore sportivo Stefano Braghin, l’allenatore Salvatore Iacolino e il giocatore leader proprio lui, Fabio Artico. Ironia della sorte, nessuno di questi personaggi citati fa più il lavoro che faceva allora e giova sottolineare che quella squadra costava come una media formazione di C1 (non male per una compagine di due categorie inferiori) e, a parte chi è rimasto ad Alessandria come Cammaroto, nessuno di quegli atleti, escluso Longhi, milita oggi in squadre professionistiche. In mezzo poi all’intreccio di presidenti, proprietà vere e finte, soldi trovati, e tanti, e tante volte buttati, in questi anni la figura di Artico ha rappresentato un punto di riferimento…, almeno fino al maggio scorso. Si sa, quando calciatori con personalità e curriculum di peso alle spalle, si insediano su una piazza calcistica come questa, giocano bene e vincono, sono destinati a diventare personaggi pubblici stimati e riveriti al di là di quello che hanno professionalmente dimostrato. Deve essere un’abitudine tutta italica quella di sentir discettare di politica o di calcio in televisione o sui giornali, cantanti, attori e comici che parlano di moduli o alleanze, giusto per sentito dire. Infatti se molti di noi sono disponibili a “farcela raccontare da questi qua” nessuno andrebbe mai a farsi curare la gastrite dal loro macellaio preferito solo perché è tanto bravo a legare la rollata di tacchino. Tutto questo per dire che non necessariamente chi è bravo a dare calci alla pelota deve per forza fare gol anche quando fa d’altro, anche se non è dimostrato il contrario. L’importante, almeno secondo chi scrive, è che un calciatore, quando si mette a fare altre cose, prenda coscienza del nuovo mestiere e non pensi di essere bravo a farlo solo perché una volta tirava bene le punizioni dal limite. Diciamolo subito: il buon Fabio non ci sembra proprio il classico ex calciatore che vaga per i bar della città raccontando le gesta di “quando giocavo io…”, bensì un tizio che sa muoversi abbastanza bene, che sembra sapere cos’è la vita anche fuori da quel mondo dorato che lo ha nutrito fino a qualche mese fa. Adesso infatti, dopo aver appeso le scarpette al chiodo, ha intrapreso una serie di nuove attività: A) il PD, attraverso una Lista Civica, l’ha imposto consigliere comunale; B) il neo sindaco l’ha nominato in almeno 430 (!) commissioni consiliari: C) è diventato indossatore; D) è diventato testimonial di nuove attività commerciali; E) è diventato assaggiatore ufficiale di cioccolatini; F) è a disposizione, con ritenuta d’acconto, per chi vuole inaugurare la nuova cameretta dei bambini; G) si dice addirittura stia trattando l’acquisizione da Pezzano de “L’uccellaio”, il famoso banchetto al mercato che vende canarini e poi tante altre iniziative in via di definizione che al momento sarebbe scorretto anticipare. Come mai il mondo del calcio mandrogno, direte voi, s’è lasciato scappare un fenomeno mediatico del genere? Forse perché, tra i membri della società di Via Bellini, c’è chi non sopporta vederlo aggirarsi fra le segrete stanze, anche se non sono in pochi quelli che vorrebbero impegnarlo in ruoli davvero centrali nel settore tecnico del club. Al partito di quelli che non lo vogliono appartengono il Presidente Pavignano . l’Architetto Capra e il nuovo Direttore Sportivo i quali, a furia di sollecitazioni esterne ed interne, lo hanno nominato (e lo pagano per questo) per fare l’osservatore, benché il solito maligno giuri che non si hanno ancora notizie di sue relazioni tecniche su match da lui visionati. A quelli invece che lo vogliono appartengono Bonanno e Camagna i quali, stando ai “si dice”, si sarebbero pure occupati, specie il primo, a trovare sponsorizzazioni per rimpinguare il magro stipendio dell’ex bomber. In realtà puntavano ad un incarico a contatto diretto con la prima squadra (ad esempio DS o almeno team manager) ma su quella proposta sarebbe calato il gelo chiamato “giorni della Merla” da parte di un cospicuo manipolo di giocatori vecchi e nuovi. L’alternativa poteva consistere in un impegno come direttore sportivo del settore giovanile ma l’apparato e il responsabile architetto Capra hanno svicolato occupando di corsa le caselle vuote dell’organigramma. Occasione persa o danno scongiurato? Chissà! Certo, il nostro Fabio non ha propriamente brillato quando si è fatto bocciare questa estate al corso federale per direttore sportivo, sopravanzato in graduatoria da emeriti sconosciuti. Ma neppure la dirigenza attuale brilla per capacità di cogliere opportunità visto che poteva magari utilizzare la figura di Artico per far presa sui giovani virgulti del territorio e sui dirigenti delle realtà calcistiche non professionistiche della provincia. Inoltre, se la figura del bomber è stata comunque utile a questa sindaca per tutta la sua campagna elettorale, è evidente che una chiusura di fatto della dirigenza su quel nome sa un po’ di scortesia, mista a poca riconoscenza verso chi (la Rita ) per salvare questa squadra si è sbattuta, e non poco! E coloro i quali (in particolar modo qualcuno…) applicano coi Grigi la logica de “i soldi li mettiamo noi e facciamo quel che ci pare “ abbiano almeno il buon gusto di metterli davvero i soldi (magari anche pochi) e di non fare la ruota del pavone con le penne altrui. Quanto ad Artico, bisogna riconoscere che lui ha capito prima e meglio di tanti altri forestieri le debolezze e il conformismo del popolo mandrogno, e ogni tanto “ci marcia”. Tuttavia, nonostante le virtù che gli riconosciamo, dargli le chiavi della città, come pensa qualcuno, ci sembra un gesto avventato. Un conto è la passione, altro la ragione. Fra le due cose ce ne corre, e per un calciatore con le sue caratteristiche il verbo correre non è mai stato certo tra i suoi preferiti.
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