Prima Parte
di Cichinisio
Immaginiamoci i dirigenti del PD mandrogno, un po’ rintronati dai montanti del centrodestra, quando si è trattato di pensare ad un possibile candidato sindaco da opporre all’allora superman Fabbio che viaggiava con il vento in poppa. Pensiamo a quanto gli infelici fossero tesi e malfidenti, dilaniati da paure ancestrali (e sì, perché le uniche volte che il partito aveva vinto lo aveva fatto con auto candidature, come nel caso di Filippi, sulla designazione del quale loro non ci avevano messo becco, ma solo le firme sui moduli di presentazione).
Hanno deciso quindi di seguire un metodo scientifico, senza lasciare niente al caso, cominciando a sondare candidati provenienti dal mondo imprenditoriale (ma Gianni Bianchi era già opzionato da Borgoglio), dalla società civile (e anche da quella incivile), dall’Università (esclusi bidelli e studenti fuori corso), dai sindacati (ma c’era giusto un assessore disponibile), dai commercianti (ma Boano si mise allora di traverso), dallo sport (ma Artico portava sempre i pantaloncini corti), dal centro destra (ma i possibili candidati stavano lavorando con Fabbio sotto copertura), dalla sinistra antagonista (ma erano troppo di destra), dall’Albo dei Notai (ma un sindaco notaio sarebbe costato più di Mauro Grassano), tra gli architetti (ma ancora era vivo il tragico ricordo della parcella di Meier), tra gli ingegneri (ma c’era fra quelli più d’uno che portava sgarro), tra i commercialisti (ma quelli con il cuore che batte a sinistra il portafoglio lo tengono a destra), fra gli avvocati (ma quelli papabili servono eventualmente per difenderci in tribunale e non nelle giunte), tra i bancari ( ma sono ormai poco popolari), tra i medici (ma durante le sedute del Consiglio Comunale mai nessuno sta male sennò perde il gettone di presenza), tra gli stranieri (ma tanto Raica, hanno pensato, lo compriamo dopo), tra i Balduzzi (ma quello lì lo usiamo la prossima volta, adesso aspettiamo che maturi facendo il ministro), tra gli impresari edili (ma tutti gli autisti del Comune si sono rifiutati di scorrazzare Bonanno con la sua Ferrari in orario di servizio), fra i farmacisti (ma poi diventava d’obbligo finanziare l’annuale concorso di chitarra classica intitolato a Pittaluga), tra gli ex comunisti alessandrini (ma poi chi lo va a spiegare agli iscritti che si è scelto un candidato troppo di destra?), tra gli ex DC (ma poi chi lo va a spiegare agli iscritti che si è scelto un candidato troppo di sinistra?). Non un’idea o un nome cha funzionasse. Presi dall’ansia e dallo sconforto ci si è buttati allora su Claudio Prigione de La Destra, imprenditore, alessandrino purosangue e il più feroce oppositore di Fabbio; forse un po’ troppo a destra ma fra gli intellettuali c’è chi ricorda che anche Ingrao aveva avuto trascorsi giovanili da quelle parti. Quando ormai sembrava cosa fatta arrivava la doccia fredda: l’allora sindaco in carica offriva al buon Claudio l’Assessorato al Welfare Animale e lui ascoltava (è proprio il caso di dirlo) il richiamo della foresta e diceva niet (sì, ha proprio detto niet, perché nel frattempo, su consiglio di alcuni autorevoli compagni, stava studiando il russo all’Università della Terza Età con Alfio Brina tutor). L’ansia e lo sconforto fra i dirigenti PD si trasformava in terrore cieco anche perché erano sempre più insistenti le mail del Segretario Nazionale che chiedeva a che punto fosse la candidatura e, se con Veltroni la risposta era semplice (“vai a rompere i coglioni ai bantù”), diventato Segretario Bersani diventava difficile svicolare.
Il colpo di genio venne al più anziano del gruppo dirigente PD (Abonante) al quale un pomeriggio il suo ciabattino raccontava dei fasti delle giunte comunali di sinistra degli anni ’70 e ’80. Erano amministrazioni quelle, narrava l’artigiano tra una pantofola e un mocassino, dove i comunisti non contavano quasi niente ma si facevano tante cose belle, la DC era all’opposizione, le farmacie comunali le si aprivano e non le si vendevano, se qualcuno doveva andare in galera lo sceglievano fra i socialisti e da maggio a ottobre era tutto un fiorire di Festival de L’Unità pieni di gente costavano tanto quelle manifestazioni, è vero, ma poi alla fine i conti tornavano sempre, miracoli della giunte di sinistra a guida socialista.
E Abonante di colpo capisce tutto: ci vuole un candidato sindaco socialista e con lui, suggerisce saggiamente, torniamo ad imperare a Palazzo Rosso e possiamo di nuovo fare il Festival provinciale di partito: i classici due piccioni con una fava. Ma dove lo troviamo un socialista ad hoc? Un mese di febbrili ricerche ma niente, non uno straccio di candidato. A qualcuno venne persino in mente di setacciare l’elenco telefonico in cerca di persone che di cognome facessero Rosselli, Matteotti o Basile ma non se ne cavò un ragno dal buco. Addirittura una tale apolide che si chiama Rosa Luxemburg fu fatta arrivare in fretta e furia da Rotterdam ma si scoprì che parlava solo olandese con un vago accento ligure e fu bocciata, seppur a malincuore. A dire il vero la segreteria di Muliere, durante un soggiorno di studio in Carinzia, segnalava due Marx: uno, attore di film hard che di nome fa Silvio, fu scartato per via di un accento anomalo sulla “a”; l’altro, boscaiolo di nome Bettino, rifiutò la candidatura perché, prossimo alla pensione, vuoleva godersi gli ultimi anni di vita al sole della Tunisia. Un anziano migliorista, giocando una mano di briscola in cinque al Circolo Martorelli, suggeriva invece, senza alzare gli occhi dalla carte, che poteva andare bene anche un Mussolini, perché, a inizio carriera il Duce ha fatto pure il direttore de” l’ Avanti “ e in vita sua non è mai stato certo più di destra di Renzi. Detto fatto fu contattata l’On Mussolini che declinava l’offerta perché secondo lei i Moderati di Miraglia sono troppo moderati e, una volta eletta, temeva le loro imboscate in Consiglio Comunale. Il tempo stringeva e i tesserati del partito volevano un nome da votare alle primarie taroccate così da vincere almeno una volta nella vita. Marica Barrera, saputo di questa assurda e difficile ricerca di un candidato sindaco con DNA socialista, tentava un bluff clamoroso mettendo a dieta suo padre, gli tinse i capelli di rosso provando a spacciarlo come il redivivo Vincenzo, ex Sindaco socialista del dopo Borgoglio. L’ingenuo trucco fu però smascherato quando il sedicente ex sindaco parlò della partita a golf organizzata il giorno prima. Eppure, sosteneva Borioli, era come se la soluzione fosse lì, sotto gli occhi di tutti, ma nessuno riusciva a vederla. “E pensare – diceva il Segretario Provinciale – che se non ci fosse la pregiudiziale che impone un candidato sindaco di matrice socialista, la persona giusta ci sarebbe: Rita Rossa. Sarebbe davvero perfetta: ha l’età giusta, ha una buona esperienza amministrativa, è donna (e sai quanto pesano le quote rosa), mai un inghippo né un avviso di garanzia, è vice presidente della Provincia e, se viene eletta Sindaco, si libera quel posto per qualcuno che adesso è in panchina”. Poi il destino ci ha messo del suo. Una sera infatti, un ottuagenario ex funzionario de PCI , raccontava seduto ad un tavolo della Soms del Cristo, del suo amico fraterno Angiolino Rossa e dei bonari litigi durati cinquant’anni perché, lui comunista, dava del borghese ad Angiolino, socialista, diventato Presidente dell’Assemblea della Regione Piemonte. E giù a raccontare aneddoti ed episodi divertenti che hanno visto protagonisti i due. La chiosa del ex funzionario era stata: “però, che soddisfazione quando ho saputo che la figlia di Rossa si era iscritta al PD”! Come il colloquio è stato riportato ai dirigenti del PD dal solerte compagno incaricato di vigilare sui compagni (certe abitudini sono difficili da perdere…) a momenti Borioli stramazzava: dopo mesi e mesi di vane ricerche e disperati tentativi si scopre che il miglior candidato sindaco sulla piazza era socialista, figlia di un grande socialista e persino ex dirigente del compianto PSI. Adesso, sostiene Borioli, con un candidato così tutto è possibile, anche vincere le elezioni. Al resto, diciamo noi, ci ha pensato Fabbio e tutto il suo staff.
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