Architetture istituzionali. Ovvero il ridisegno della logistica istituzionale. Quante regioni? Quante province e quali? E i capoluoghi significano qualcosa?
di Mara Scagni
Alessandria – Decenni di legislazioni perverse, ognuna in funzione di qualche interesse particolare (di territori ovviamente e certo non di persone!) hanno creato in ltalia un effetto domino che oggi rende molto difficile per non dire impossibile riorganizzare funzionalmente e razionalmente il territorio. Se tocchi una realtà scopri molti altri fronti che si intersecano e che fanno cadere il castello “di carta”. E poi ci sono i personalismi di territorio che ormai hanno preso il sopravvento grazie anche alla politica debole che anziché privilegiare il buon senso spesse privilegia solo il collegio elettorale e solo per il periodo necessario a scontare la propria cambiale personale. E così solo per fare esempi vicino a noi, tutti difendono i propri ospedali a prescindere dalle qualità di prestazioni e sicurezza sanitaria, tutti difendono i tribunali a prescindere. Una città lotta per essere solo sede amministrativa di asl millantando catastrofi e oggi rischia di andare in un‘altra provincia e allora il sindaco della città scippata chiede giustamente la restituzione. Nel frattempo però Asti non vuole andare con Alessandria preferisce i tartufi delle Langhe e allora per Alessandria cosa si può fare, forse recuperare Vercelli e allora casale che fa? Forse una bella comunità mobile a comando a seconda di chi è più forte è la soluzione, non siamo certi se in linea con la spending review ma con l’incapacità di gestire in maniera seria senz’altro. Non basta lanciare in pasto ai cittadini riduzioni numeriche per fare risparmi veri e vere riforme. Si perpetrano però vere demagogie.
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