Ma che umiliazione, che vergogna vivere in un paese di ignoranti! Ciò spiega perché sia così facile divenire preda di ogni squalo tenuto al guinzaglio da una classe di potere dai denti predominanti su ogni altra cosa. Così è avvenuto per il teatro di Alessandria in cui si è spacciato come pericolosissimo inquinamento locale ciò che altro non era che l’inquinamento di fondo, riscontrabile anche in cima alle Alpi, dovuto all’uso dell’amianto nei freni e nelle frizioni delle auto. Ma quanto avvenuto nel modesto teatro di Alessandria è ben poca cosa, una goccia paragonata al mare, rispetto a ciò che sta capitando nel settore dei carburanti e che costerà all’intero paese miliardi di euro. Ma vediamo i fatti! Seguendo le migliori tradizioni delle truffe di massa si è cominciato con una capillare campagna mediatica, presentando come moderno e frutto delle ricerche più avanzate, l’uso dei carburanti vegetali nei motori. Menzogna grossolana non possibile in nessun altro paese avanzato. I primi motori a scoppio erano alimentati a gas di cokeria o ad alcol, mentre il primo motore diesel, presentato alla mostra di Parigi del 1905, andava ad olio di arachidi. La benzina ed il gasolio furono industrialmente prodotti in seguito. Subito dopo i politici regionali di Piemonte e Lombardia, con rapidità ultrasospetta, promulgarono una legge in cui si diceva che il 20% dei combustibili utilizzati nelle due regioni doveva essere di origine agricola. Grossolana sciocchezza sostenuta con adeguati finanziamenti. Nemmeno coltivando ogni centimetro quadrato delle due regioni, compresi i vasi dei fiori posti sulle finestre, si sarebbe mai potuta raggiungere una tale delirante percentuale. A completare l’opera, alle menzogne e alle sciocchezze, fu poi necessario addizionare alcuni indispensabili omissioni. Non si disse che l’alcol etilico produceva metà delle calorie della benzina derivata dal petrolio per cui, a parità di potenza sviluppata, le auto avrebbero consumato il doppio. Mentre l’uso del gasolio vegetale causava una riduzione netta del 20% della potenza sviluppata. Si è pure evitato di far sapere che l’idea di aggiungere alcol etilico alla benzina era stata propria del fascismo al tempo delle sanzioni. L’alcol miscelato alla benzina in ragione del 48% veniva commerciato dall’Agip sotto il nome di Robur. Basta prendere un giornale dell’epoca per vederne un’amplissima pubblicità. E l’alcol era ricavato dalla distillazione del vino, parte del quale era obbligatorio conferire agli ammassi. Ma il fascismo, bisogna dargliene atto, era almeno cosciente di avere operato in condizione di emergenza a causa dell’arretratezza scientifica dell’Italia di allora non in grado di produrre benzina sintetica idrogenando il carbone, come erano in grado di fare gli altri paesi avanzati. Pertanto fu fondata l’ANIC, sigla che significa Azienda Nazionale Idrogenizzazione del Carbone. Non si riuscì però ad andare in produzione sia a causa della guerra scoppiata subito dopo, sia per l’endemico ladrocinio truffaldino delle ditte private che avevano ricevuto finanziamenti a riguardo. Finanziare la produzione di alcol da vegetali è una pura demenzialità, primo perché l’Italia importa il 50% degli alimenti che consuma, secondo poiché il bilancio energetico è negativo occorrendo dalle 2 alle 3 calorie di petrolio per produrre una caloria di alcol. Se qualcuno avesse dei dubbi su quanto da noi scritto non ha che da cliccare su Internet su una delle seguenti voci: ECOCARBURANTI, CARBURANTI VEGETALI, IDROGENIZZAZIONE DEL CARBONE, GASOLIO VEGETALE, ANIC, ALCOL ETILICO. Perché i politici italiani che tanto dicono di amare il computer, fino al punto di renderlo obbligatorio nelle scuole, non lo hanno fatto prima di legiferare e di stanziare finanziamenti a riguardo?
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