Stanno partendo i cantieri del Terzo Valico ma la gente protesta. La battaglia finale per la conquista del potere: finanza, affari e politica. Fabrizio Palenzona (nella foto col presidente Napolitano) ha vinto ancora, certamente confermato vicepresidente di Unicredit e nel CDA di Mediobanca. (Le altre puntate dell’inchiesta si trovano tutte in “Primo Piano”).
di Andrea Guenna
Quinta e ultima parte
Alessandria – Ultimo, ma solo in ordine di tempo, di tutta la vicenda del Terzo Valico e del ruolo a questo proposito di Fabrizio Palenzona, è l’aspetto finanziario. Per Palenzona, nonostante le voci che lo vorrebbero interessato soprattutto a Mediobanca, sarebbe uno smacco insostenibile perdere la partita di Unicredit, tra i principali finanziatori di Sud Trasporti. Infatti il rapporto tra Unicredit e Sud Trasporti è frutto di un’abile mediazione di Fabrizio Palenzona. Pur essendo la ditta catanese in odore di mafia, in quanto gestita dalla famiglia Ercolano, ramo del clan Santapaola coinvolto in una serie di processi per mafia iniziata da Falcone e Borsellino, è stata praticamente sdoganata proprio da Palenzona che l’ha fatta entrare, tramite Unicredit e Gruppo Gavio, nella cerchia dell’imprenditoria che conta del Nord. L’impresa non è stata facile perché la famiglia ha parentele sospette, ed è “sorvegliata speciale” da parte della Direzione Investigativa Antimafia. Nell’entourage famigliare gli arrestati per reati di mafia sono 22, e molti di questi con condanne definitive. Ma Palenzona non poteva farsi scappare chi detiene lo scettro di ditta dominante nel settore trasporti in Sicilia, anche perché Impregilo (Gavio e Ligresti) dovranno prima o poi costruire il ponte sullo stretto di Messina. Ma non solo. Così Fabrizio Palenzona ha messo in contatto Sud Trasporti col Gruppo Gavio di Tortona, ed è stato lui a volere (per non dire imporre) Sud Trasporti come cliente di Unicredit. La banca di cui Palenzona da anni è vicepresidente è una cerniera strategica per il settore trasporti e, quindi, anche per il futuro del Terzo Valico, opera fondamentale e propedeutica per il Gruppo Gavio, di cui Palenzona è da sempre un fautore insieme ai massimi esponenti della Provincai di Alessandria, con Rita Rossa, la vicepresidente candidata alla carica di sindaco di Alessandria in testa. Infatti fu proprio la Provincia di Alessandria rappresentata da Rossa, dal presidente Filippi e dall’assessore ai trasporti Graziano Moro, a firmare il protocollo d’intesa sul Terzo Valico. Per Palenzona, Unicredit pesa almeno quanto l’Interporto di Rivalta Scrivia che è diventato la base operativa di Sud Trasporti nel Nord Italia e la rampa di lancio di tutta una serie di realizzazioni faraoniche e miliardarie che potranno portare un fiume di denaro dove Palenzona vorrà. Se potrà. Ecco perché la discussione tra i soci di Unicredit dei giorni scorsi è stata lunga e a tratti accesa, anche se, alla fine, l’epilogo ha confermato gli umori della vigilia: il prossimo presidente di UniCredit sarà Giuseppe Vita, un siciliano doc, nato a Favara in provincia di Agrigento e, si dice, buon amico di Angelo Ercolano, incensurato presidente di Sud Trasporti. Ma sul tavolo non c’era solo il nome del presidente. Al vaglio degli azionisti, infatti, figurava anche la composizione del nuovo cda della banca e l’assegnazione dei 19 posti (contro i 23 di tre anni fa) all’interno del board. Per quanto riguarda i nomi dei consiglieri, accanto a Vita e Ghizzoni, per Fondazione Crt il presidente di Adr Fabrizio Palenzona e il notaio Antonio Marocco, per Carimonte il professor Vincenzo Calandra e il presidente di Valsoia Lorenzo Sassoli de’ Bianchi, per Cariverona il professor Candido Fois; per le piccole Francesco Giacomin (Cassamarca) e Marianna Li Calzi (Banco di Sicilia). Tra gli azionisti privati, accanto alla conferma di Luigi Maramotti, Alessandro Caltagirone (leggi Casini – UDC), presidente di Vianini industria e vice di Unindustria Roma; nelle file degli “stranieri”, sembra ormai certo che uno dei due posti in quota Aabar spetti al presidente di Ferrari Luca Cordero di Montezemolo (treni veloci), accanto all’austriaco Franz Zwickl, al tedesco Manfred Bischoff, all’inglese Anthony Wyand e alla presidente della Confindustria polacca. Per Allianz resta Helga Jung, così come l’indipendente – nella lista targata Assogestioni – dovrebbe restare Letizia Reichlin. In questo modo, con quattro donne nel consiglio, sarebbe rispettata anche la norma sulle quote rosa. Ma resta il punto cruciale, quello che interessa Gavio – Impregilo – Benetton – Sud Trasporti, e cioè la nomina del vicepresidente, una carica strategica perché determinante e molto influente dal punto di vista politico. Mentre Fois, unico rappresentante della Fondazione Cariverona, dovrebbe svolgere il ruolo di vicario, Palenzona sembra in pole position. Per ora è prevalsa la calma, quasi a compensare la tempesta di Borsa, dove il titolo di Piazza Cordusio ha perso il 6,01% (chiusura a 3,034 euro), in linea con gli altri bancari, ed è stato sospeso a più riprese. E qui il pallino passa alle Fondazioni che hanno appoggiato all’unanimità il neo presidente ma hanno dovuto fare tutte un passo indietro: soprattutto le grandi, con CRTorino (che ha una cambiale all’incasso) – primo azionista italiano con il 3,84% – che puntava su Fabrizio Palenzona e si è riposizionata solo quando Palenzona, che non è un cretino, consapevole che la partita non poteva essere persa per irrigidimenti sterili, si è chiamato fuori dichiarandosi indisponibile. A questo punto, passate le turbolenze, Palenzona non dovrebbe correre dei pericoli e la sua nomina sembra scontata anche per il fatto che sono previsti quattro vice: oltre al vicario Fois per CariVerona, Fabrizio Palenzona, Vincenzo Calandra Buonaura, e Al Qubaisi. A questo punto i giochi sembrano fatti. Da vecchio democristiano Palenzona ce l’ha fatta. Il Terzo Valico può partire. FINE.
Leave a Reply
Devi essere connesso per inviare un commento.