Ecco l’ennesima dimostrazione della crassa ignoranza e della disonestà di certi nostri politici che stanno rubando l’Italia
Secondo l’Unioncamere è previsto un aumento del 5%,che va ad aggiungersi al 4% dello scorso anno, del costo degli alimenti di base, i soli utilizzati dalle classi meno abbienti che già faticano ad arrivare alla fine del mese. Sono queste le prevedibili, quanto nefande, conseguenze dell’avere i carburanti più cari del mondo in un paese in cui il 90% dei trasporti avviene su gomma. E come se non bastasse, l’alto costo dei carburanti ha spinto l’inflazione al 3,3% riducendo ulteriormente il nostro potere d’acquisto. Ad accrescere il costo dei carburanti ha contribuito in modo determinante anche la pesantissima sovrattassa per la promozione della produzione di energie da fonti rinnovabili, costata l’incredibile cifra di 7,2 miliardi di euro nel 2011 che saliranno a 10,4 miliardi nel 2012,mentre al fotovoltaico andranno 6 miliardi di euro con un aumento del 50% rispetto al 2011. Sono sprechi irrazionali, da ricchi ignoranti che credono nelle favole, che non possiamo più permetterci a meno di affamare pericolosamente le classi più povere con tutte le imprevedibili conseguenze del caso anche per la tenuta della democrazia e della libertà. Sì, sprechi, perché altro non sono. Ed è facile dimostrarlo. L’Italia, nonostante il clima più che favorevole e la disponibilità di suoli agricoli, assurdamente importa il 50% degli alimenti che consuma. Il chè,è già di per sè rilevatore di gravissimi errori nella nostra politica agricola ma, come se non bastasse, si danno sovvenzioni per destinare suoli fertili per la produzione di carburanti e per impianti per la lavorazione degli stessi. E c’è di più. Per ignoranza o disonestà, ma probabilmente per ambedue le cose unite assieme, si concedono sovvenzioni per il recupero di rozze tecnologie energetiche da paese arretrato già rivelatesi fallimentari all’epoca del fascismo a partire dagli anni delle cosiddette sanzioni. Spieghiamo questa storica politica autolesionistica propria dell’Italia. Nel ventennio dal 1920 al 1940 in tutto il mondo si fecero importantissime ricerche per ottenere fonti alternative al petrolio. I migliori risultati li ottennero i tedeschi che misero a punto ed usarono praticamente ben due metodi per produrre benzina e gasolio di sintesi idrogenando il carbone. E continuarono a farlo alla grande fino al 1945 nonostante i bombardamenti. Anche gli americani che, pur avendo il petrolio, per non restare indietro fecero importanti studi al riguardo. La Mobil brevettò un metodo per la produzione di benzina partendo dall’alcool etilico (con due litri di alcool si otteneva un litro di benzina). I giapponesi studiarono ed applicarono praticamente la produzione di petrolio partendo dagli scisti bituminosi che abbondavano in Manciuria, allora loro colonia. Gli inglesi misero a punto benzine ad altissimi ottani che permisero di alzare le potenze e di ridurre i consumi a parità di cilindrate dei motori. L’arretrata e primitiva italietta che dopo aver venduto gli ottimi pozzi che possedeva in Iraq aveva perso l’indipendenza energetica ed era totalmente dipendente da forniture controllate da altri paesi, non trovò di meglio che aggiungere il 10% di alcool etilico, ottenuto dalla distillazione di vini e barbabietole, alla benzina. L’impiego di alcool come carburante era conoscenza antica e risaliva ai primi motori a scoppio della seconda metà dell’800 quando la benzina era solo considerata uno sgradevole sottoprodotto da eliminarsi ottenuto durante la raffinazione del petrolio da lampada. Benchè gli attuali furbetti italici che, come al solito, mentono e non dicono come stanno le cose, l’uso dell’alcool che fa solo 5500 calorie, rispetto ai 10500 della benzina raddoppia i consumi. Ugualmente l’olio vegetale al posto del gasolio riduce del 20% la potenza dei motori mentre aumenta il consumo di uguale percentuale. Inoltre per produrre una caloria di alcool o di olio vegetale usati come carburanti occorrono da due a tre calorie di petrolio vero. Ossia è come se spendessimo tre euro per produrne uno! Meraviglioso investimento, proprio di un paese del terzo mondo che non ha idea di cosa siano la scienza e l’economia, ma conosce assai bene l’arte della truffa e dell’inganno.
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