di Giusto Buroni – CIRN Milano
Potrei sembrare intransigente (e piuttosto maniaco), invece faccio solo distinzioni che a me sembrano ovvie. In politica e in filosofia (e nel tifo sportivo) ognuno si forma un’opinione e ci si prende a botte fra chi ha opinioni diverse; e purtroppo vince chi pesta di più e non chi ha ragione. In Fisica invece si fanno osservazioni, misurazioni, ricerche, si intuisce e si inventa; si ottengono risultati, si verificano, si confrontano tra ricercatori diversi, si confutano, se necessario, sulla base di errori dimostrati e non sulla base di opinioni: sulla velocità del neutrino si sono scatenati gli opinionisti, ma, appena si è riscontrato e esaminato l’errore, tutto è stato rimesso al suo posto. Solo qualche mentecatto può ancora avere dei dubbi sull’episodio, come quel tizio “blogghista” che l’anno scorso pretendeva di convincerci che “la radioattività è eterna; non esiste tempo di dimezzamento” (attenzione: i blog diffondono questi “virus” che si insinuano tra i veri esperti che hanno la debolezza di parteciparvi!). Nel campo dell’ingegneria rientra nella categoria delle opinioni il “principio di precauzione”. Ho sollevato il problema la scorsa settimana, ma diplomaticamente se ne sono stati tutti zitti. Eppure, se c’è un pericolo ancora sconosciuto nell’ambito di una certa tecnologia, se ne sviscerano le caratteristiche e le cause e, nell’attesa, se proprio è urgente utilizzare un certo strumento tecnologico creato dall’ingegneria, gli si applicano i dovuti coefficienti di sicurezza, e si calcola anche il livello di sicurezza risultante (la probabilità di incidente nel caso peggiore possibile: per esempio la presenza di un pazzo nell’impianto, come pare sia accaduto a Chernobyl, o la caduta di un aereo sulla struttura protettiva, quale sembra essere la maggior preoccupazione subito dopo il terremoto) e si aggiusta il coefficiente di sicurezza (o si rinuncia a utilizzare lo strumento pericoloso perché è realmente pericoloso, e non per precauzione. I livelli di sicurezza si valutano con calcoli probabilistici ben definiti e noti da tempo (altrimenti non ci sarebbe stata alcuna impresa spaziale), soggetti ad errori umani, ma non campati per aria, bensì basati su precise teorie. Qui si parla di “metodologia della scienza, o dell’ingegneria”, che sconfina nella filosofia e perciò ammetto che ci possano essere opinioni diverse, ma allora ripeto, come nel mio precedente messaggio, qualcuno mi spieghi i fondamenti scientifici del “principio di precauzione”, perché io ancora non li conosco (non è la mia unica lacuna, ma questo non è l’argomento del contendere di oggi…). Se il “principio di precauzione” non ha fondamenti scientifici, ma è solo la “moda” del movimento ambientalista, come penso io, propongo evidentemente di farlo sparire da ogni discussione scientifica e di accontentarsi del principio del minimo rischio o della massima sicurezza.
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