Alessandria – Mara Scagni lascia il PD. I rapporti col partito sono a pezzi dall’ultima campagna elettorale persa per aver gestito male l’informazione e, a detta dei suoi detrattori, per errori macroscopici di stampo mediatico. Lo dico subito, per sgombrare il campo da ogni dubbio, chi scrive stima Mara Scagni, persona capace, ma la politica, ahimé, non è fatta per i migliori. Almeno oggi. Sono spesso i ciarlatani a prevalere, quelli che la raccontano meglio, e i politici di oggi questo lo sanno benissimo, come sanno che il partito di maggioranza relativa, ad Alessandria come nel resto d’Italia, è quello di chi a votare non va. Un terzo, più o meno. E non da ieri. In consiglio comunale Mara si è commossa, sinceramente. Ha citato La Pira, ha detto di essere stata a Gerusalemme sul Santo Sepolcro, ammettendo la sua fede ritrovata. Tutto ciò è bello anche per un cinico bastardo come me che, con tutti i difetti che ha e proprio per questo, crede e si pente spesso.
Non ultimo, tra i motivi che hanno indotto Mara Scagni a dire addio al PD è il dissidio profondo con la candidata della sinistra alla carica di sindaco di Alessandria, Rita Rossa.
Rita e Mara, due donne diverse che più diverse non si può. Anche fisicamente. La prima una bionda giunonica, la seconda minuta. La prima ottimista, sempre contenta, apparentemente spensierata; la seconda con un carattere spigoloso, a tinte forti, caravaggesche, a volte raggiante a volte arrabbiata, altre depressa. Rita è l’astro nascente della sinistra alessandrina, figlia d’arte, di quell’Angiolino sindacalista cui tutti hanno voluto bene, che tutti ricordano con nostalgia; Mara si è fatta da sola, ha studiato molto, è andata in Unione Sovietica ad imparare perché lei, Mara, non ha mai nascosto di aver creduto nel comunismo sovietico così come oggi non si vergogna nel riconoscere i suoi sbagli. Come accennato prima, dice di ammirare Giorgio La Pira e di commuoversi sulla tomba di Gesù. Delle due chi paga, per ora, è Mara, quella che, come si sa, a chi scrive è più simpatica senza nulla togliere a Rita. E a chi scrive Mara Scagni piace perché non è tipo che si da per vinta troppo facilmente. Rilancia, non molla. Lo ha fatto capire ieri in consiglio comunale quando ha detto che la politica è cambiata e bisogna mettersi al servizio della gente con un altro tipo di approccio. Non ha specificato quale, anche se è facile intuire che si riferisse allo stile sobrio e confortante di Monti. “Il governo Monti non è una parentesi” ha detto ieri, ed è chiaro che alludesse a un qualcosa di nuovo in politica, un qualcosa ancora da definire ma che sta prendendo corpo. Potrebbe darsi – è d’accordo con me anche l’amico Louis Cyphre – che Mara Scagni stia pensando di presentarsi come candidata sindaco in una lista civica. Il tempo stringe ma non manca. Potrebbe riapparire come araba fenice dalle ceneri della politica mandrogna sulla scheda elettorale, con gran coraggio, candidata da una lista che starebbe per nascere ad hoc. Sarà lei, il quindicesimo aspirante inquilino di Palazzo Rosso? La sua candidatura potrebbe essere la vera novità di queste elezioni e l’approdo per molti elettori di sinistra che non si riconoscono in Rita Rossa. E non solo di sinistra.
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