Ma i comitati, che dovrebbero difendere gli interessi dei pendolari, cosa ci stanno a fare? Sono lì da trent’anni e la situazione continua a peggiorare.
Casale Monferrato (AL) – Il disatro di Trenitalia ci impone una riflessione che riguarda i comitati dei pendolari. E la conclusione che se ne trae è che non servono a niente. No, a dire il vero, a qualcosa servono, sì, a dare visibilità ai loro responsabili che ottengono articoli sui giornali, foto e interviste garantiti. Un po’ di notorietà, per qualcuno, è irrinunciabile. Ma al di là di qualche convegno, o riunione, questi signori, dei pendolari, in tutti questi anni, se ne sono praticamente infischiati perché la situazione contniua a peggiorare. Stavolta è successo che un’ottantina di pendolari, tra lavoratori e studenti, fermi già alle 8 davanti alla stazione ferroviaria di Casale attendevano il bus (sostitutivo del treno) che li avrebbe trasportati a Vercelli. L’autobus è stato puntuale ma non abbastanza capiente perché 80 persone sedute dentro non ci stanno. Nel salire, confermando che siamo un popolo di trogloditi, solo i più robusti e maleducati, facendo a spallate, sono riusciti ad accaparrarsi il posto, mentre altri trenta pendolari non usi a farsi largp a spallate (la percentuale è di 50 maleducati e trenta educati che fa: 62% di italiani maleducati e 28% di italiani educati. E poi ci chiediamo perché siamo ridotti col culo per terra!) hanno protestato con l’autista che non ne poteva niente ed è partito lasciandoli a piedi. Dopo circa dieci minuti è arrivato un altro autobus che ha caricato gli appiedati i quali, tuttavia, non sono riusciti a prendere la coincidenza a Vercelli per raggiungere località come Novara o Milano.
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