di Renzo Penna
Se la Corte dei Conti ha certificato il fallimento della gestione contabile del Comune di Alessandria e si attende solo la formalizzazione del dissesto, un secondo fallimento dell’amministrazione e, in particolare, del suo sindaco riguarda i temi dell’ambiente e della tutela della salute, della mobilità urbana e di uno sviluppo ordinato e sostenibile della città. Di seguito e per sommi capi vediamo i clamorosi passi indietro registrati dalla giunta Fabbio su: gestione rifiuti, qualità dell’aria, servizio idrico e sicurezza idraulica.
Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti urbani il sindaco si era trovato nella fortunata condizione di ereditare dalla precedente giunta un sistema di raccolta domiciliare esteso a quasi tutto il territorio che funzionava egregiamente e con i cittadini che, superate le iniziali difficoltà, si stavano abituando e lo giudicavano in maniera positiva. Invece di mettere a frutto il lavoro più duro fatto da altri il buon Fabbio ha pensato che avere nel 2007 una differenziata superiore al 60% fosse una esagerazione, un risultato raggiunto troppo in anticipo rispetto ai tempi. Si è messo a irridere coloro che consideravano il rifiuto come una “risorsa” e, per darsi un tono da destra efficiente, ha iniziato a evocare i “termovalorizzatori”. Così vi è stato il plateale abbandono degli indirizzi del piano provinciale, basati sulla riduzione dei rifiuti, l’obiettivo del 65 % della raccolta differenziata, il riciclo dei materiali e il ridimensionamento del ruolo delle discariche. Gli stessi indicati dalla Regione e che, tuttora, recepiscono le direttive più avanzate dell’Unione Europea. In questo modo, più volte annunciato e attraverso il cambio di ben tre direttori di AMIU, si è infine giunti, a ridosso della fine del mandato, a smantellare il sistema della raccolta “porta a porta”, ma, ricercando l’originalità, la si è attuata solo in parte. La situazione dell’oggi, dopo una inutile e dispendiosa spesa per nuovi enormi contenitori stradali che hanno sottratto centinaia di spazi al parcheggio delle auto, vede la permanenza di zone della città – il “Centro” e buona parte del “Cristo” – a raccolta domiciliare e altre, la maggioranza, con il conferimento e la raccolta fatta completamente sulle strade. L’opposto di una corretta e logica gestione che ha già portato a una drastica riduzione della qualità dei materiali raccolti e della percentuale di differenziata, oggi stimabile – in assenza di dati ufficiali – ben al di sotto del 40%. Tutto ciò, oltretutto, rischia di penalizzare le zone della provincia che hanno seguito gli indirizzi di piano (comuni minori dell’alessandrino, il casalese e il valenzano) e favorisce lo stallo delle altre realtà (vedi la crisi del consorzio novese, tortonese, ovadese, acquese). Con una ulteriore perdita di ruolo e credibilità per il capoluogo.
In maniera analoga il sindaco di Alessandria si è mosso nei confronti delle politiche regionali e provinciali volte a ridurre l’inquinamento dell’aria dalle polveri sottili – PM10 – e a tutelare la salute dei soggetti più deboli che prevedono, in particolare, il disincentivo e la riduzione del traffico nei centri urbani con il blocco dei veicoli più inquinanti, la realizzazione di vere Zone a Traffico Limitato e la crescita di quelle pedonali, accompagnate dalla promozione dell’uso delle biciclette e l’aumento delle aree verdi. Iniziative adottate dalle principale città europee, ma troppo di buon senso per essere seguite da un sindaco “innovatore” e in vena di originalità come “Piercarlo”.
E’ stata così teorizzata la bontà di un traffico libero ovunque, ma “fluido” e, per giustificare i dati del crescente inquinamento, si è colpevolizzata l’inarrestabile influenza della mal’aria lombarda verso le nostre zone. Non è mancato un pizzico di ritorno alle origini con la destinazione di risorse pubbliche – rimaste inaspettatamente non utilizzate – in favore degli spazzacamini. Forse, su quest’ultima misura, deve aver avuto qualche influenza il fatto che il riscaldamento delle abitazioni di Alessandria è da tempo e per oltre il 90% a metano. Si è così proceduto alla liberalizzazione totale del traffico invadendo e intasando il centro, alla creazione di una ZTL contraria alla legge regionale – situata per lo più in zone periferiche e senza alcuna possibilità di effettuare controlli – e, di recente, a iniziative improvvisate come l’estensione delle strade a 30 Km; mentre nessuna realizzazione dei nuovi e più volte annunciati parcheggi ha visto la luce. Come risultato una recente classifica di Legambiente pone Alessandria nel 2011 al quarto posto assoluto tra le città più inquinate per effetto del traffico – dopo Torino, Milano e Verona – e nel corrente anno il 12 febbraio la centralina Arpa “da traffico” di Piazza D’Annunzio ha, per la trentacinquesima giornata, superato la media dei 50 mg/mc di polveri malsane, seguita quattro giorni dopo e con lo stesso esito, dalla centralina “Lanza” che, distante dal traffico, misura l’inquinamento medio della città. Consumando a metà del secondo mese il bonus di sforamenti che la legge consente per l’intero anno. Un comportamento che, anche in questo caso, ha annullato il ruolo di indirizzo del capoluogo e indebolito le stesse politiche di coordinamento della Provincia nei confronti degli altri centri zona, a loro volta indotti a un minore impegno in questo decisivo campo per la prevenzione e la tutela della salute dei soggetti più deboli ed esposti agli effetti dell’inquinamento: i bambini e gli anziani.
In tema di gestione dell’acqua va segnalato poi il pesante attacco che dall’insediamento della giunta Fabbio uno dei gestori del servizio pubblico, la società AMAG – in questa azione sostenuta dal sindaco di Alessandria e dall’ex assessore al bilancio – sta portando avanti nei confronti del responsabile tecnico e della struttura dell’autorità delle acque dell’alessandrino Ato6, con l’obiettivo di metterne in discussione il ruolo di controllo sulla gestione dell’azienda che, per legge, l’autorità è tenuta a svolgere a tutela dei cittadini utenti. Probabilmente per cercare di celare, dietro una dispendiosa pubblicità, il funzionamento ancora non a norma del depuratore degli Orti e il continuo defluire di parte delle fognature della “Fraschetta” nel rio Lovassino, specie dopo aver deciso di interrompere i lavori di collegamento del sobborgo di Spinetta Marengo con il sistema fognario della città. Nel rilevare che il presidente dell’Ato6 è di norma il presidente della Provincia, come in questo caso, non può non stupire l’assenza di una iniziativa politica a sostegno del normale funzionamento dell’Autorità alla quale di recente, e per la seconda volta, la magistratura ha dato piena ragione in una speciosa controversia sollevata dal presidente di AMAG.
In generale l’amministrazione comunale si è anche distinta per una totale assenza di ruolo nei confronti di AIPO e Regione, sulla indispensabile messa in sicurezza idraulica della città e del territorio a valle dai corsi del Tanaro e della Bormida, non rivendicando in maniera adeguata una manutenzione preventiva dei corsi d’acqua e la riduzione delle portate del Tanaro a monte della città. Concentrando invece tutte le energie e gli sforzi di immagine sulla più volte annunciata costruzione del mitizzato e costosissimo ponte Maier: voluta a tutti i costi e contro ogni logica dal sindaco nel probabile tentativo di far dimenticare i bilanci non in regola del comune e la tragica situazione contabile che sarà lasciata in eredità ai prossimi amministratori e a tutti i cittadini di Alessandria.
Post Scriptum:
Di recente uno dei candidati a sindaco, che negli scorsi anni ha fatto parte con un ruolo di direzione del Partito Democratico alessandrino, ha polemicamente sostenuto che l’opposizione di centro sinistra al Comune di Alessandria si è comportata in modo da: “lasciar fare Fabbio per quattro anni, assicurandosi quieto vivere e inciuci…”. Non ho elementi per avvalorare o respingere queste pesanti affermazioni, ma nel merito delle questioni che ho cercato sin qui di tratteggiare l’opposizione si è, a mio giudizio, dimostrata molto carente: o per mancanza di elementi conoscitivi, o perché ha, almeno in parte, condiviso l’azione della giunta Fabbio. Aspetti, entrambi, che non fanno ben sperare per il futuro e dovrebbero per questo essere affrontati e discussi con un adeguato atteggiamento autocritico da tutte le forze politiche che hanno deciso di sostenere la candidatura a sindaco di Rita Rossa. Per cercare di evitare la riproposizione dei medesimi errori.
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