Niente più dell’architettura testimonia il livello di civiltà di un popolo e della sua classe dirigente. Il Palazzo dell’Edilizia alessandrino, sfarzoso tempio della vanità, il cui solo scopo è tramandare ai posteri la grandezza e la magnificenza dei costruttori locali, non sta in piedi e rischia di crollare ancora in fase di cantiere. Non siamo noi a dirlo, bensì il vincitore dell’appalto per la costruzione che così ha dichiarato alla stampa: “Il consorzio COTAL ha dovuto interrompere i lavori perché il progetto del Palazzo dell’Edilizia, così com’è, non è eseguibile ed è necessario modificarlo ed integrarlo per numerose oggettive ragioni tecniche e legali!”. Spiegato al popolo, vuol dire che il progetto è da rifare con aumento dei tempi di consegna e di spesa. Il tutto a carico del committente. Ma non tutti la pensano così. Altri dicono che la COTAL si era furbescamente aggiudicata l’appalto con l’impossibile ribasso del 28% sull’importo. Quindi c’era da aspettarsi che si inventasse qualcosa per rivedere i costi in corso d’opera. Si è così aperto un contenzioso tramite il quale c’è rischio di vedere concludere questa impresa, all’origine volta alla gloria luminosa dell’empireo dell’edilizia nazionale, nelle aule grigie e non certo prestigiose dei tribunali.
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