di Giusto Buroni
Pur vivendo quasi sempre in casa a Milano il consumo elettrico medio di mia sorella e mio è di 10-11kWh al giorno, con una spesa annua, se non ricordo male, di circa 750-800 euro (e non possiamo usare la tariffa bioraria perché l’ENEL ha “dimenticato” di cambiarci il contatore; quindi pago molto più di 200 euro/MWh). Se non capisco male il “conto energia”, anche se uno andasse a Fotovoltaico allacciato all’ENEL, dovrebbe installare abbastanza pannelli per avere un picco di (“quasi”, non so perché) 3kW, con sole a perpendicolo (a ciò che manca pensa l’ENEL col gas, il carbone o il nucleare francese, e qui sta il trucco: noi che non possiamo permetterci il FV paghiamo sia quello di chi può permetterselo, sia l’ENEL, per un servizio che non riceviamo). Per questo ho sempre calcolato che mi servono almeno 30 mq di tetto esposto a Sud, mentre non ne ho nemmeno 20 (e sono fortunato, perché vivo, in affitto “classe 8”, in minivilletta a due piani, mentre chi sta in condominio a 16 famiglie è nettamente tagliato fuori, anche se spesso gli impongono, a tutto beneficio degli amministratori, come è già accaduto per il Digitale Terrestre, di usare il FV per i servizi comuni, come luce scale, cancelli, ascensore, ecc., e perciò dovrò sempre pagare per il fotovoltaico di quelli che hanno il tetto e la villa grandi (cioè chi incassa cinque-dieci volte più della mia pensione). Altra cosa sarebbe se esistessero gli accumulatori, che del resto l’ENEL non permetterà mai di installare (e del resto per ora non ne esistono in commercio con quella capacità), e se, naturalmente, la casa fosse mia, perché invece il mio padrone Pirelli RE+ALER non mi permette di fare modifiche alla struttura esterna che sarebbero così sconvenienti per lui. In ogni caso, l’ammortamento in 8-12 anni, promesso dagli installatori e dai politici promotori delle “rinnovabili”, è di per se fuori dalle mie prospettive di vita. Eppure scommetto che sopravvivrò più dell’era del fotovoltaico, ma è per questo che chiedo con insistenza a tutti i suoi utenti come vadano i loro impianti: già qualche anno fa ne ho conosciuti alcuni che, dopo essersi fatto installare l’impianto come “status symbol”, sfruttando tutti i possibili incentivi, se ne sono completamente disinteressati. Da Monti-Clini-Fornero mi aspetto a brevissimo grosse novità, e includo la Fornero perché dovrà vedersela con quelli (Vendola, Camusso, Grillo & C) che sostengono che le “rinnovabili” impiegano tuttora oltre 150.000 persone e 200.000 in prospettiva (sarà forse per spalare la neve dai tetti “solari”). In ogni caso considero che, avendo il gelo di queste due settimane messo a dura prova impianti FV ed eolici, credo sia opportuno chiederne subito conto ai responsabili (proprietari e promotori: entrambi pagati dai contribuenti con le normali bollette della luce). E per lo stesso motivo vorrei sapere se l’abbondanza di black-out che si è registrata dove FV ed Eolico sono più diffusi, anche all’estero, sia davvero dovuta a cadute di rami sui cavi elettrici, che non sono così frequenti, né oggi, né anni addietro, neanche in montagna; figuriamoci in città, ma a Milano i black-out di un’ora ci sono stati, e per meno di 30 cm di neve! Ciò che succede spesso in montagna, e l’ho visto coi miei occhi, è che la neve cada dai cavi (a alta tensione) più alti su quelli inferiori, innescando delle forti oscillazioni che portano spesso a mettere a contatto due cavi vicini con conseguente cortocircuito; gli interruttori di emergenza automatici si aprono, ma basta una piccola squadra di pronto intervento per verificare dove si è verificato il guasto e riattivare, spesso con telecomando, gli interruttori (sono gli stessi abitanti, come è capitato a me stesso da villeggiante, a segnalare alle guardie forestali dove devono intervenire). Non ricordo inconvenienti più lunghi di un quarto d’ora nemmeno nei paesini più sperduti della Valle Brembana, e nemmeno di notte.
Insomma, ci sono tante cose che ci dovrebbero spiegare.
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