Alessandria – Dopo Erika De Nardo, la minorenne di Novi che undici anni fa ha ucciso, con un centinaio di coltellate e la complicità del fidanzatino Omar, madre e fratellino, dopo Pierluigi Sommo, l’operaio di 36 anni di Predosa che nel settembre scorso ha accoltellato in cucina la madre Franca Pisano di 72 anni, uccidendola, ora è la volta di Lorenzo Cavanna di 26 anni che ha ucciso la madre massacrandola di botte. La prima è già libera e gli altri due non sono stati neppure condannati perché infermi di mente. E l’esame tossicologico? Perché i nostri giudici non decretano l’esame tossicologico per stabilire se eventualmente questi signori fossero in preda agli effetti della cocaina o in crisi di astinenza? Niente. Tutti assolti e ricoverati amorevolmente in strutture sanitarie a spese dei contribuenti. Per Erika de Nardo è stato Don Mazzi a più riprese e in diverse interviste a dichiarare che la ragazzina al momento del delitto era in preda agli effetti della bamba ed ora si sta disintossicando, ma per gli altri due nessuno ha chiesto gli esami che erano e sono da pretendere se vogliamo veramente combattere la piaga della droga e fare luce su certi fatti di sangue apparentemente inspiegabili. Lorenzo Cavanna, un ragazzone di 26 anni, il 26 luglio scorso, nella cucina di casa di Via Benso a Mornese, ha preso la madre Lorenza Beretta di 59 anni a calci e pugni, prima di colpirla ripetutamente con una sedia per poi finirla strangolandola. Secondo i periti del tribunale al momento del delitto non era in sé. È stata accolta la richiesta del difensore avvocato Stefano Pellegrini di Genova che aveva chiesto al pm Anna Bertini di inserire il Cavanna in una struttura idonea alle sue condizioni. A scatenare la furia omicida del giovane sarebbe stata una frase infelice della madre che gli rimproverava di non lavorare e minacciando che voleva far intervenire il 113 per un ricovero ospedaliero. Lui ha confessato ma è stato assolto. La totale infermità mentale lo renderebbe non punibile. Dovrà restare dieci anni nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere dove si trova ricoverato già da qualche tempo. Qui è in funzione un reparto di terapia e assistenza adeguato alla sua patologia (è schizofrenico). Ma non è finita perché gli è stata tolta perfino l’aggravante dei “Futili Motivi” richiesta dall’accusa. L’insano gesto sarebbe dovuto alla depressione che da anni affligge Lorenzo, con un futuro da giocatore di calcio di successo, un diploma liceale in tasca, un inizio di studi universitari alla Facoltà di filosofia, tutto finito in una bolla di sapone. Ai rimproveri della madre, sempre più frequenti per il fatto che Lorenzo non faceva niente, è scattata in lui una reazione belluina che lo ha portato a sopprimere la donna con molta violenza. Ma secondo il solito maligno c’è dell’altro. Don Mazzi docet.
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