Nostra intervista ad Enrico Mazzoni (PD), vicepresidente del consiglio comunale di Alessandria, per una sintetica analisi di ciò che è avvenuto nel tanto discusso consiglio comunale del 30 dicembre scorso.
Alessandria (a.g.) – “È vero, ho detto quella frase a Fabbio, ma il senso non era quello riportato”.
È cordiale, e sembra in buona fede Enrico Mazzoni, politico di lungo corso, vicepresidente del consiglio comunale ed autorevole esponente del PD Alessandrino che è venuto a trovarci in redazione. Ha esordito citando la frase che lo ha messo sulla graticola, perché ha detto a Fabbio prima della votazione dell’emendamento nel pieno del Consiglio Comunale del 30 dicembre 2011: “Ora lo facciamo passare”, dando la percezione di voler tranquillizzare il Sindaco. Molti hanno colto in quella frase, detta a microfono acceso, che tutti o quasi hanno sentito, un possibile accordo in essere tra lui e il primo cittadino.
Mazzoni ribadisce che non è così anche perché non si spiegherebbero le ragioni e le finalità che lo avrebbero orientato verso una presunta intesa con la maggioranza e aggiunge: “Certo, mi riferivo all’emendamento di Giunta volto a mettere in votazione le modifiche ai bilanci, ma con esclusivo riferimento all’aspetto tecnico della votazione stessa, tendente ad inserire nel documento anche il parere dei revisori che non c’era. È stata insomma la soluzione ad un problema tecnico e non politico”.
“Per chiarire anche l’altro punto – ha aggiunto Enrico Mazzoni – , devo dire che la minoranza non è uscita per favorire l’abbassamento del numero legale e quindi consentire alla Giunta di avere mani libere per approvare quello che voleva, ma semplicemente perché le minoranze avevano già ribadito il fatto di non partecipare alla votazione per non prestarsi a nessun tipo di coinvolgimento sui provvedimenti in discussione in quanto le modifiche ai bilanci 2009-2010-2011, apportate dall’amministrazione, non andavano nella direzione chiesta dalla pronuncia della Corte dei Conti come del resto già sostenuto nel parere negativo dei Revisori. In ogni caso, anche se i consiglieri di minoranza fossero rimasti in aula e avessero votato in modo contrario al provvedimento, non avrebbero, con il loro voto, modificato il risultato finale perché non avevano i numeri per prevalere”.
Facendo due conti, Mazzoni ha ragione perché la minoranza poteva contare solo su dieci voti di per sé insufficienti a contrastare la maggioranza, seppur risicata, per l’atteggiamento della Lega che si è smarcata.
Una domanda: “Se per ipotesi dovesse passare la mozione di sfiducia a Fabbio, per la presentazione della quale occorrono 16 firme, voterete compatti ed al gran completo?”
“Certamente sì, anche se non possiamo garantire la posizione della Lega”.
La domanda è “girata” per competenza.
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