Acqui Terme (AL) – Anche il Comune di Acqui, come già quello di Tortona e quello di Alessandria, ricorre alle aste per piazare i gioielli di famiglia. Ma il momento non è propizio e le aste vanno quasi sempre deserte. I bilanci sono in rosso sparato e gli agognati introiti delle vendite immobiliari non arrivano. Quella di ieri era l’asta più attesa dell’anno per l’alienazione dei beni immobiliari del Comune, tenuto conto che il valore superava il milione di euro. Purtroppo, a essere venduta è stata solo un appartamento che ha fruttato alle casse comunali 50 mila e 10 euro. Nessuno si è fatto avanti per acquistare il parcheggio di via Malacarne, con base d’asta di 260 mila euro, a cui aggiungere 240 mila euro per spese fisse. Un bene che a prima vista poteva sembrare caro ma che a conti fatti, con il numero di garage da rivendere successivamente, poteva essere un buon affare. Nulla di fatto anche per la sede dell’archivio comunale di corso Roma, con base d’asta di 330 mila euro. I documenti prodotti nel corso degli anni dal Comune continueranno a essere custoditi proprio li, fino a quando sarà possibile cedere la sede per realizzare poi quella nuova nell’ex chiostro di San Francesco. Il periodo di recessione rende difficile vendere immobili, in particolare di proprietà pubblica e la soluzione per la vendita potrebbe essere la trattativa privata. Il sindaco Repetti esclude che gli immobili possano passare alla società di cartolarizzazione Avim, che proseguirà l’attività fino all’ultimazione delle vendite ancora in corso che riguardano essenzialmente una parte dell’ex Tribunale di portici Saracco e l’area dell’ex Caseificio Merlo di Via Salvadori. Della situazione si parlerà nella giunta di domani.
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