IL SINDACO CHE VOGLIAMO
Mancano ancora circa nove mesi alle elezioni amministrative in Alessandria ma la competizione, almeno per quanto riguarda l’area di sinistra, è già in pieno svolgimento e l’attenzione per ora è puntata sia sulle consultazioni primarie e di chi vi parteciperà, sia sui candidati che correranno autonomamente con liste proprie.
Il rischio, in questa situazione, è di accentrare involontariamente lo sguardo su quelli che potremmo definire gli “assestamenti” anziché sui problemi della città e di conseguenza sui programmi dei candidati che si propongono per risolverli.
Se volessimo provare quindi a tracciare una sorta di identikit del Sindaco che vogliamo, ci rendiamo conto che forse ci risulterebbe più facile e immediato – alla luce della storia recente per niente eclatante – elencare tutto quello al quale non vorremmo più assistere. Dal lato della resistenza umana questo è comprensibile però così facendo si finisce inevitabilmente per cadere nella critica – o addirittura censura – più assoluta senza saper proporre altro.
Se si vuole veramente cambiare è invece indispensabile pretendere da qualsivoglia candidato il saper travasare la propria comprovata competenza professionale a operare nel sociale in un progetto politico-amministrativo in grado di affrontare le situazioni di emergenza che città, frazioni e sobborghi stanno vivendo ormai da troppo tempo.
È ovvio quindi che in questi giorni si noti già parecchio fermento al riguardo nel tentativo di accreditarsi presso l’elettorato come chi questa capacità sembra meglio rappresentare. Questo però non è sufficiente: sono tutti bravi e preparati, e ci mancherebbe altro che invece dei buoni propositi ci sottolineassero le loro carenze! Non s’è mai visto!
Pertanto sembra che vada ad assumere una connotazione del tutto particolare e fuori dal coro la figura di Corrado Parise, il primo in ordine di tempo ad aver presentato la sua candidatura e a far conoscere il suo programma. Il disegno politico di Parise, infatti, assume una valenza che si spinge oltre i canoni tradizionali del periodo pre-elettorale fino ad arrivare a catalizzare l’attenzione sul principio cardine del suo progetto e cioè investire tutto sulle risorse umane, vale a dire porre l’individuo al centro di ogni riforma alla cui base ci sia la cultura intesa come sviluppo della persona, l’unico motore che ci può permettere di abbandonare le logiche partitiche e affaristiche che sono quotidianamente sotto i nostri occhi.
Il fatto stesso che Parise non si limiti a enunciare il suo programma ma vada oltre propugnando la necessità di cambiare questa sinistra disegnando un’ottica diversa per amministrare la cosa pubblica, ci fa intendere come il progetto sia ambizioso e si prefigga di dare vita non alla solita lista civica ma a un movimento di pensiero, di idee destinato a superare i limitati confini di una contingente competizione elettorale per assumere un ruolo di presenza costante nel panorama politico.
In ultimo è certamente utile proporre una riflessione che può sembrare ovvia ma che di questi tempi forse può contribuire a riavvicinare la collettività alla classe dirigente: chiunque decide è anche il destinatario di ogni decisione, per cui si deve convogliare l’attenzione su chi si propone di lavorare in maniera solidale per un progetto cittadino, abbandonando definitivamente le figure presenzialiste – sempre abili a sfruttare la ribalta di giornali e televisioni – a favore di persone invece “presenti” e concrete che privilegino la voglia di riportare Alessandria al livello che le compete anziché riproporre localmente le diatribe politiche nazionali, quasi che la città fosse il trampolino di lancio verso altri lidi e non il luogo dove quotidianamente si opera e si vive.
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