Novara – È iniziato ieri mattina davanti al Gup Claudio Siclari del Tribunale di Novara il processo, con rito abbreviato, a Luca Sainaghi, 29 anni, il giovane carabiniere di Valenza che la sera del 6 giugno del 2010 ha ucciso Simona Melchionda, 25 anni, con la quale aveva avuto una relazione. È accusato di omicidio volontario aggravato e premeditato, sottrazione di cadavere, e detenzione illecita di proiettili del poligono militare: la prossima udienza si terrà l’8 novembre. È accusato di averla uccisa con un colpo di pistola e gettata nel Ticino. Davanti al Gup, Sainaghi ha cercato di scaricare sull’attuale compagna, Ilaria Mortarini (che gli ha dato un figlio e che è a sua volta indagata per concorso in omicidio), parte delle responsabilità: sarebbe stata lei a fargli pressioni perché eliminasse la rivale che riteneva pericolosa per il suo rapporto. Proprio nella particolare situazione sentimentale, che vedeva Luca vivere con Ilaria e il loro bambino, ma incapace di dimenticare Simona, starebbe la chiave del delitto. Sainaghi era un carabiniere in servizio alla stazione di Oleggio, il paese dove abitava Simona, e nel corso dell’inchiesta seguita alla scomparsa della ragazza (il corpo venne trovato il 3 luglio, riemerso dalle acque del Ticino) fece di tutto per depistare le indagini. Secondo gli inquirenti, si trattò di una vera e propria esecuzione: Simona fu uccisa con un unico sparo alla testa, esploso dalla pistola di ordinanza del militare. Poi il suo corpo fu gettato nel Ticino. Luca tornò poi a casa e fu Ilaria – sempre secondo la ricostruzione dell’accusa – ad aiutarlo a cambiare gli abiti sporchi di sangue e a ripulire la vettura. E a dirgli che non era il caso di pentirsi.
Leave a Reply
Devi essere connesso per inviare un commento.