Il funzionamento della “mansio” milanese della Milizia del Tempio viene così descritta dal Giulini: “La magione di Milano aveva un maestro e diversi frati. Di solito gli ascritti a quest’Ordine, soprattutto i frati, erano di nobile lignaggio. In particolare, nel documento sulla magione milanese viene citato il maestro Bonifacio e i frati Rustico, Arnulfo e Tedaldo prete, qui si legge: omnes fratres habitantes in dicta Mansione e, continua il documento.. et aliorum fratrum habitantium ad ipsam mansionem. Alla stessa mansione apparteneva Dalmazio de Verzario donatore dei beni al diacono Adelardo Comino.
L’accenno a Tedaldo prete prova che prima del 1172, in antitesi con quanto affermano gli storiografi dell’Ordine, esisteva anche la casse de’ sacerdoti incaricati degli uffici divini e della corrispondenza, oltre alle altre tre classi dei cavalieri, scuderi e fratelli laici. Quindi se ne aggiunse una quarta, quella dei sacerdoti. Tutti gli ascritti portavano una cintura bianca di lino, simbolo di castità e capelli corti, probabilmente per igiene. La veste dei sacerdoti era bianca, dei laici grigia o nera. Sopra l’armatura tenevano un lungo mantello bianco fregiato da una grande croce latina o patta. All’indice della mano sinistra, un anello con la stessa croce.
Ora veniamo a che tipo di magione fosse quella di Milano e che grado avesse. Sappiamo da un documento che il capo di essa Bonifacio, viene chiamato “frater” e “magister”. Altri documenti più tardivi parlano di un “presbiter” e “preceptor”, mai di un “major magister” e men che meno di un “generalis preceptor”. Da ciò si evince che Milano non fu mai sede di un grande priorato ma solo di una “precettoria” o casa. Per questo motivo, nel 1149, il maestro Bonifacio promette al diacono Adelardo di far approvare l’investitura al maggiore maestro del Tempio. Non sappiamo dove fosse ubicata tale residenza, ma da altri documenti sorge un dubbio sul fatto che sia sempre stata Cremona. Questo perché su una lettera con sigillo “baylie (baiulia o commenda ) lombardie” di fra Uguzone da Vercelli, “cubicularius sumi pontificis ac domorum Militie templi jn lombardia preceptor [generalis]” in data Cremona 5 giugno 1300, con la quale si autorizza il precettore “domus militie templi mediolani” (fra Jacopo da Pigazano) a permutare, nell’interesse dell’Ordine, “quoddam pratum mansionis mediolani pro alia re jnmobili que maioris sit utilitatis mansioni”.
Invece in un altro atto del 6 aprile 1308 si evince come la precettoria di Milano sia una dipendenza diretta del precettore generale di Lombardia, Roma e Sardegna. Di speciale importanza è il testamento di Guerenzone de Cairate fu Bonifacio, di legge longobarda, che nel documento del 6 giugno 1152 così dispone: “Itemque uolo et iudico,si decessero,sine filijs masculis, uel si habuero et infra etatem decesserint, ut habeat super meis rebus canonica Sancti Ambrosij ad corpus omni anno fictum
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