L’importanza di questa pergamena non fu mai presa in seria considerazione dagli storici, ma si può dedurre che, il suddetto Ordine si sia propagato in Milano, soprattutto per opera di s. Bernardo di Chiaravalle negli anni tra il 1132 – 1135.
Sette anni dopo, in una carta del 25 maggio 1149 Bonifacio, maestro “ecclesie et mansionis que dicitur de templo, que est edifficata foris propre civitate Mediolani ( fuori le mura della città di Milano) in capite broili sancti Ambrosii (in cima al brolio di s.Ambrogio), e i frati della stessa mansione Rustico detto Canzellario e Arnolfo detto Grasso, dietro consenso e conferma di prete Tedaldo, danno a livello perpetuo ad Adelardo, del fu Lanfranco detto Cumino, diacono “de ordine maiore sancte mediolanensis ecclesie”, tutti i beni già posseduti dal fu Dalmazio de Verzario, “qui fuit confrater ipsius mansionis” che fu già confratello dell’Ordine, in Paderno (pieve di Brivio) e da lui lasciati alla casa suddetta del Tempio, con l’annuo reddito di moggia sei di biada e tre di vino, mediante il corrispettivo canone di un denaro buono d’argento, da pagarsi ogni anno dell’investitura di quindici lire di buoni denari d’argento, le quali, insieme con altre lire centocinquantasette e mezzo, vengono dai frati di cui sopra adoperati per l’acquisto di undici iugeri di terreno” prope pontem trasonis” da certo Lanterio di Cantù.
L’atto steso in Milano (non dice dove) dal notaio e giudice Ugo, è sottoscritto col proprio segno di croce, perché illetterati, da suddetti Bonifacio, Rustico et Arnolfo, manualmente da prete Tedaldo; sono presenti, come testi, Ambrogio detto Porcazoppa, Amicone Giringello, Arderico detto Zallino, Rogerio di Santa Maria del viv. Giovanni, Ambrogio detto Braga, Vitale di Casate, Giovanni di Monza e Rigizone, i quali tutti appongono il proprio segno di croce. Segue come postilla, la garanzia da parte del succitato maestro Bonifacio, allo stesso Adelardo di ottenere il consenso di quanto sopra dal maestro del Tempio e dai suoi frati, e nel caso che quegli venisse in hic terra, di chiederne anche la conferma scritta.
Importanti deduzioni si possono ricavare dal documento del 1149 riguardo la chiesa e mansione “De Templo” nei suoi primordi in Milano. Anzitutto l’ubicazione, la quale appare a sufficienza indicata dalle parole que est edifficata foris propre civitate Mediolani in capite broili sancti Ambrosii. Il “brolo o brolio o pomerio di s.Ambrogio” è uno spazio cintato e a bosco, pressappoco come un parco moderno, c’era il “brolium” o “pomerium” (il grande) e il “broletum” (il piccolo). Un avanzo di questo Brolo sarebbe l’odierna piazza Mercato di Porta Ticinese.
Altri “broli” ma più piccoli “broletti” nell’interno della città erano: il Broletto Vecchio (Palazzo Reale), il Broletto Nuovo (piazza Mercanti), il Broletto Nuovissimo ( vie Rovello, S.Tommaso, Broletto).
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