Alessandria – Noi che siamo notoriamente dei maligni non possiamo fare a meno di segnalare il trucco – anche un po’ pesante e imbarazzante – del cognato di Gianfranco Fini, Giancarlo Tulliani, il proprietario della tanto discussa casa di Montecarlo. Non sappiamo cosa faccia di mestiere il giovane “mascarato” e non ci interessa, per ora, sapere come faccia ad avere una Ferrari ed una casa a Montecarlo mentre la maggioranza degli italiani, che lavora da impazzire e che Fini vorrebbe convincere a votarlo, non arriva neanche più al 20 del mese. Gli è che l’imbellettato cognato del presidente della Camera pensa ad agghindarsi come una soubrette degli anni settanta, con rossetto color arancia pallida, mascara abbondante a ciglia e sopracciglia depilate, fondotinta e fard, con tanto di ricciolo tirabaci frontale. In queste foto, ma anche in altre, il femmineo Tulliani con la boccuccia di rosa (“poi de’ labbri formando un picciol arco”, direbbe il Parini) sembra proprio un Michael Jackson nostrano. C’è da chiedersi se sappia anche ballare e cantare come il suo illustre antesignano, perché se così fosse la sua Ferrari ed il suo appartamento a Montecarlo sarebbero in qualche modo meritati, ma per fortuna le sue presunte abilità ritmico-motorie non ci interessano granché e, in ogni caso, siamo convinti che ognuno sia libero di fare quel che vuole purché non leda la libertà degli altri. Kant diceva: “Nessuno mi può costringere ad essere felice a suo modo, ma ognuno può ricercare la sua felicità per la via che a lui sembra buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo, in guisa che la sua libertà possa coesistere con la libertà di ogni altro, secondo una possibile legge universale”. Il che, tradotto in parole povere, vale a dire che la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri. Ecco perchè noi, che oltre ad essere maligni siamo anche liberali, non ci permettiamo di condannare il vanesio Giancarlo che è libero di fare ciò che non lede le libertà altrui ma, parimenti, nessuno può impedirci di chiederci chi, fra lui e la sorella, passi più tempo davanti allo specchio.
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